Unite contro la violenza alle donne
Cosa si intende per violenza sulle donne?
Fin dagli albori l’uomo ha goduto di un ruolo sociale di maggiore importanza rispetto a quello della donna, la quale veniva considerata un oggetto a proprio uso e consumo. Ubbidire agli ordini ricevuti era un dovere e se non veniva rispettato era lecito utilizzare qualsiasi mezzo a disposizione, violenza compresa.
Per violenza si intende un’azione compiuta mediante l’uso della forza di una o più persone, che provoca dolore fisico e psicologico ad altri individui : lividi, percosse, uso di armi o oggetti costituiscono il dolore fisico, al contrario dei ricatti, intimidazioni e minacce che fanno parte di quello psicologico.
In particolar modo, la violenza sulle donne coinvolge più di un terzo delle donne di tutto il mondo. Secondo le statistiche il 35 % delle donne sono destinate a subire violenze nel corso della loro vita di cui il 30 % all’interno delle mura domestiche; come conseguenza degli abusi la vittima può manifestare diverse problematiche che si riscontrano sia a livello fisico che psicologico-sociale. A causa del suo alto tasso di diffusione, la violenza sulle donne è da considerare caso globale, paragonabile ad una “epidemia”.La regione del Sud-Est asiatico è quella dove si registra la percentuale più alta delle violenze domestiche con il 37,7 %, ma se si considerano anche le violenze subite da estranei, il continente africano è il più soggetto agli abusi con il 45,6% delle donne violentate.
Qual'è il ruolo della donna all'interno della società?
Per condizione femminile si intende l’insieme delle norme, costumi e visioni del mondo che rigardano il ruolo della donna all’interno della società.Fin dai tempi antichi, la figura della donna era da considerare di importanza marginale o nulla e i ruoli , ad essa riservati, erano correlati alla procreazione, alla protezione della famiglia e della prole. L’emancipazione femminile ha rappresentato negli ultimi secoli la ricerca di un’uguaglianza sostanziale tra la donna e l’uomo. Al fine di raggiungere la tanto ambita uguaglianza, a partire dal IIX sec., cominciarono a nascere in italia e nel mondo diversi movimenti femministi, i quali, grazie a manifestazioni e scioperi, peroravano la causa a sostegno della parità politica, sociale ed economica tra i sessi, ritenendo che le donne fossero state e siano tuttora, in varie misure, discriminate rispetto agli uomini e ad essi subordinate. Questo movimento complesso ed eterogeneo si è sviluppato con caratteristiche peculiari in ogni paese ed epoca. Molti fattori contribuiscono a definire e ridefinire il concetto di femminismo e le pratiche politiche ad esso connesse (ad esempio classe, etnia, sessualità).
La violenza può avere varie forme:
- sessuale
- psicologica
- domestica
- assistita
Quali sono i fattori che impediscono ad una donna di uscire da una relazione violenta? Perché la donna non reagisce ai soprusi che subisce?
In seguito alla perdita di autostima la donna è psicologicamente dipendente del suo partner, il quale esercita il controllo indiscriminato su di essa. Per quanto i tempi siano cambiati osservando le statistiche riportate sopra (vedi introduzione) questo fenomeno è molto diffuso in Italia e nel mondo, e diminuisce proporzionalmente all’aumento del tasso di alfabetizzazione, il quale favorisce l’emancipazione femminile, fornisce alle donne strumenti concreti per analizzare, identificare, e combattere questo fenomeno.
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Come identificare e combattere le diverse forme di violenza
Perché è stato violento? Dove ho sbagliato? Potevo comportami in maniera diversa?
Questi sono alcuni dei tanti interrogativi posti da una donna che ha subito molestie, ma a cosa realmente bisognerebbe fare attenzione per capire la situazione e trovare una valida soluzione?
Talvolta quando si sente parlare di una donna maltrattata ci si chiede dove sia finita la sua forza di volontà: perché non si protegge? Perché non reagisce? Si pensa addirittura che sia stata lei a provocare l’accaduto e quindi ne sia indirettamente responsabile.
Rispondendo alle seguenti domande cercheremo di dare una spiegazione plausibile e proficua.
Il primo passo per identificare i maltrattamenti è il tenersi costantemente informati e entrare il più possibile in contatto con la realtà di ogni giorno facendo uso di mass-media come ad esempio giornali, radio, televisione, social network e blog. Attraverso il dialogo a scopo informativo si acquisisce maggiore consapevolezza sui casi di violenza.
Essendo l’isolamento il punto focale dei soprusi, realizzare di non essere le sole a subire violenze ristabilisce un collegamento con il mondo esterno. Attraverso le testimonianze di coloro che sono riuscite a uscire dal circolo vizioso si riesce a riacquisire la speranza necessaria per reagire. Alle base di questo pensiero si trova il principio di unione: le donne accumunate da un medesimo disagio si spalleggiano a vicenda così da unire le proprie forze al fine di emanciparsi dallo stato di donne oggetto a cui vengono relegate.
Come favorire le richieste di aiuto
Al giorno d'oggi diverse associazioni offrono servizi di aiuto alle persone vittime di abusi. Alcuni esempi possono essere il Telefono rosa, il cui compito è di aiutare tutti coloro che abbiano subito violenza fisica, psicologica, economica, sessuale, mobbing e stalking, a Bologna la Casa delle donne onlus, centro di accoglienza e cura, oppure l’Associazione di volontariato “Rompi il silenzio” di Rimini.
Qualche idea innovativa: come posso difendermi e superare la mia situazione di disagio?
Talvolta pur avendo la volontà di reagire non si hanno gli strumenti adeguati per spezzare il circolo di violenza. Magari non si ha il coraggio di affrontare da soli la situazione e si preferisce negare l'accaduto con amici e colleghi. Se invece ci venisse dato uno stimolo esterno, che ci aiuti a reagire rafforzando le nostre risorse fisiche e psicologiche? Il posto di lavoro è un punto di ritrovo quotidiano di molti uomini e donne, e perciò adatto ad ospitare centri di aiuto per coloro vittime di violenze fisiche-psicologiche. Lo scopo principale di questo progetto sarebbe quello di fornire una preparazione fisica auto-difensiva grazie alla pratica di arti marziali come karate, judo, taekewondo, e muay tai e inoltre supportare l'individuo psicologicamente offrendo sedute individuali o di gruppo con uno specialista.
L’utopia del progetto
A scadenza bisettimanale vengono organizzate lezioni integrative di auto-difesa riunendo tutte le donne risiedenti nel medesimo quartiere. Oltre a preparare corpo e spirito a fronteggiare una eventuale aggressione, l’attività diventa un esercizio terapeutico volto alla liberazione dei sensi.
Invece le sedute di dialogo avrebbero luogo in un ambiente intimo e famigliare, adatto alle esternazioni particolarmente difficili, con sede, per esempio comunale, luogo di incontro centrale accessibile a molti. Questo punto di ritrovo dovrebbe diventare un appuntamento fisso per tutte le diverse donne con o senza situazioni difficili. Le riunioni avrebbero una funzione doppia: una a scopo informativo ed una a scopo risolutivo. La partecipazione di tutto gruppo durante il dibattito aiuta a creare un organo unito contro la violenza, e a stabilire un nuovo gruppo di amiche con un medesimo obbiettivo, ossia la prevenzione, l’identificazione e l’annientamento delle molestie e dei soprusi.
A cura di Sara Comaggi e Giorgia Bazzani del Liceo Linguistico internazionale Boldrini
Link per approfondire - ASP contro la violenza sulle donne:
- Protocollo di intesa contro la violenza sulle donne - Bologna
- A Bologna il primo Centro per uomini maltrattanti
- Summer School: donne rifugiate vittime di violenza
- Progetto Radice