Contrasto alla violenza di genere

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Nel mese di novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza di genere, la Quadreria di ASP Città di Bologna ha ospitato la mostra The consequences, con le foto di Stefania Prandi, a cura dell’associazione culturale Dry-Art. Attraverso testi e foto di volti, oggetti e luoghi, la mostra racconta lo sguardo di chi sopravvive e non si arrende alla violenza di genere: un progetto che indaga e invita a riflettere sul tema del femminicidio – termine con cui si intende l’uccisione oppure la scomparsa di una donna per motivi di genere, odio, disprezzo, piacere o senso del possesso – come un fenomeno con precise radici e caratteristiche culturali e sociali. Lo sguardo si sofferma su un aspetto che spesso rimane nell’ombra: le conseguenze sociali della violenza di genere, vissute in primo luogo da madri, padri, sorelle, fratelli e figli. A loro restano i giorni del dopo, i ricordi immobili trattenuti dalle cornici, le spese legali, le testimonianze nei tribunali, i processi mediatici, le accuse del “se l’è cercata”, “era una poco di buono”, la lotta contro l’indifferenza e le umiliazioni. Attraverso i ritratti e le testimonianze di chi resta, Stefania Prandi racconta la storia dei familiari delle vittime di femminicidio, che intraprendono battaglie quotidiane: scrivono libri, organizzano incontri nelle scuole, lanciano petizioni, raccolgono fondi per iniziative di sensibilizzazione, fanno attivismo online. L'obiettivo? Sensibilizzare l’opinione pubblica e far capire che la violenza di genere non è una questione di sfortuna o di colpa, ma ha delle radici culturali e sociali radicate. Un lavoro che testimonia che l’assenza può tramutarsi in presenza attiva, attraverso un dolore senza spettacolarizzazioni ed estetizzazioni, per ricordarci di ricordarle, e invitarci a pensare. L’inaugurazione, svoltasi il14 novembre nella sala delle Mappe della Quadreria, ha visto gli interventi di Anna Pramstrahler (Casa delle donne per non subire violenza), Stefania Prandi (autrice della mostra) e di tre madri coinvolte nel progetto: Giovanna Ferrari (scrittrice, attivista, madre di Giulia Galiotto), Renza Volpini (attivista e madre di Jessica Poli) e Marisa Golinucci (presidente dell’associazione Penelope Emilia-Romagna, madre di Cristina Golinucci). Gli interventi sono stati preceduti dalla presentazione del libro Susana Chávez, Primera tormenta. Ni una mujer menos, ni una muerta más, a cura di Chiara Cretella, che raccoglie le opere di Susana Chávez Castillo, poeta e attivista messicana autrice della poesia Ni una mujer menos, ni una muerta más che ha ispirato il movimento femminista “Non una di meno”. Pubblicato il 16 dicembre 2019 Tratto da ASPNEWS 4_2019
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