In materia di assistenza domiciliare ASP Città di Bologna ha iniziato il 2021 con il piede giusto, andando a sviluppare una novità importante: parliamo del “Progetto di promozione della salute nelle strutture di accoglienza della Grave Emarginazione Adulta”.
Andremo ad analizzare nel dettaglio le sfumature di tale progetto, con un occhio di riguardo alla figura dell’Operatore Socio Sanitario (OSS), un ruolo delicato ma di grande rilievo nella sfera dell’assistenza domiciliare.
Cosa si intende per SAD (Servizio di Assistenza Domiciliare) e a chi si rivolge
Prima di addentrarci nell’analisi del progetto in questione, ci teniamo a porre l’accento sull’assistenza domiciliare, cercando di far capire in che cosa consiste esattamente. L’assistenza domiciliare è un servizio previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) ed è pensato per dare risposta ai bisogni di salute, anche complessi, delle persone fragili in generale, cioè degli individui non autosufficienti (come ad esempio anziani e disabili), ai fini della gestione della cronicità e della prevenzione della disabilità.
In particolare, il bisogno di assistenza viene esaminato tramite specifici strumenti e scale di valutazione multiprofessionali e multidimensionali che consentono l’eventuale presa in carico della persona sia nelle sue necessità sanitarie che in quelle sociali. Questo avviene attraverso la definizione di un Piano Assistenziale Integrato (PAI).
Il servizio di assistenza domiciliare ha lo scopo dunque di consentire alle persone anziane (con più di 65 anni) con limitazioni dell'autonomia e alle persone con meno di 65 anni valutate necessitanti da parte dei Servizi sociali, di rimanere al proprio domicilio.
Il servizio assicura l'aiuto necessario per la cura e l'igiene della persona, per la cura dell'alloggio e la gestione del menage quotidiano, per l'integrazione sociale, il supporto per attività di segretariato sociale in un'ottica di mantenimento o ripristino delle capacità funzionali e della vita di relazione. Il servizio, inoltre, si pone anche l'obiettivo di assicurare supporto ai caregiver.
Dentro al Progetto promosso da ASP Città di Bologna
Da quanto appena detto risulta chiaro cosa significhi gestire la non autosufficienza di una persona senza dimora quando il suo domicilio è una struttura di accoglienza e non una casa. Il “Progetto di promozione della salute nelle strutture di accoglienza della Grave Emarginazione Adulta” interviene proprio in questi casi prevedendo l’accesso di personale socio-sanitario all’interno dei centri di accoglienza del Servizio di Contrasto alla Grave emarginazione adulta di ASP Città di Bologna.
Il progetto nasce dall’esigenza di garantire agli ospiti delle strutture che presentano problematiche riconducibili alla non autosufficienza alcuni interventi di assistenza domiciliare, come per esempio la richiesta e la consegna del pasto ed altri interventi di tipo assistenziale previsti nel servizio in questione.
Inoltre, un'altra ragione che ha contribuito alla nascita di questo progetto consiste nel fatto che, negli ultimi anni, si è registrata una maggiore accoglienza di persone non del tutto autosufficienti nello svolgimento delle azioni di vita quotidiana e, talvolta, nel controllo degli stimoli.
Al momento, per la scelta delle strutture più idonee, il progetto prevede solo il Centro Beltrame-Sabatucci e il Centro Rostom perché sono le strutture in cui è presente il maggior numero di persone che presentano elevate compromissioni anche sul fronte sanitario. L’ambizione, però, è quella di estendere il progetto a tutte le strutture della rete, sulla base del fabbisogno.
L’importanza dell’OSS (Operatore Socio Sanitario) in questo progetto
La gestione di persone con tali difficoltà e fragilità all’interno dei centri di accoglienza della rete GEA stava diventando estremamente complessa da gestire da parte del personale impiegato in tali strutture, in quanto di formazione esclusivamente sociale e non sanitaria.
Si è pertanto costruito questo progetto con la partecipazione e la presenza dell’OSS tutti i giorni della settimana su entrambe le strutture per un certo numero di ore. Durante queste ore di presenza sono così calendarizzati una serie di interventi (prevalentemente doccia, igiene, pulizia stanza e lavatrici) a favore degli ospiti che ne hanno necessità.
Nello specifico, abbiamo notato quello che ci eravamo immaginati: cioè che una presenza costante e continuativa ha permesso l’avvicinarsi di persone che fino ad oggi non accettavano alcun tipo di supporto.
Il fatto di abituarsi a vedere gli stessi OSS quotidianamente, infatti, ha portato delle aperture da parte di alcuni ospiti ed un loro avvicinamento ad alcuni interventi che, naturalmente, hanno un certo grado di invasione dell’area personale (pensiamo ad esempio ad un supporto durante la doccia). Altro effetto indiretto molto positivo è che si sono ridotti i conflitti interni che nascevano proprio per motivi legati all’igiene, agli odori, alla cura degli spazi e del sé.
Nei prossimi articoli continueremo ad affrontare il discorso legato all’assistenza domiciliare, per cui non perdete tutti i successivi sviluppi in merito a questa delicata tematica.