Abbiamo deciso di partire da qui, dal carcere della Dozza, per iniziare a sensibilizzare i cittadini di Bologna in merito alle tematiche riguardanti i detenuti, non solo dentro, ma anche fuori dal carcere stesso. Un argomento spesso taciuto e poco discusso, ma che necessita di emergere e di avere una dignità finora riconosciuta solo a tratti.

Agli occhi della comunità , infatti, il carcere viene percepito spesso in maniera distorta. Si tende infatti a considerarlo solo ed esclusivamente come un contenitore di detenuti che hanno commesso crimini, quando invece l’obiettivo del carcere è ben diverso da quello di semplice "aggregatore di malviventi". Lo scopo, in realtà, è quello di favorire le condizioni necessarie per far sì che i detenuti si riabilitino anche attraverso attività lavorative all'interno del carcere, così che, nel corso dei mesi o degli anni, possano reinserirsi a pieno nella società.

E per raggiungere questo obiettivo sono tanti gli attori che contribuiscono e che collaborano giorno dopo giorno tra di loro, ognuno con una funzione ben precisa e con esperti del settore che ne fanno parte.

Parliamo ad esempio di ASP Citta' di Bologna e del suo impegno, insieme al Comune di Bologna, per aiutare i detenuti perché si sentano  parte  di qualcosa. Predisponendo attività di supporto al dialogo e alla comunicazione con le persone ristrette, come lo Sportello di Mediane e Informazione, con il prezioso lavoro dei mediatori culturali che supportano anche nel mantenimento dei contatti con le famiglie.

Ma non solo. Un altro impegno di ASP, in particolare del Servizio alla Grave Emarginazione Adulta (GEA) consiste nel coordinare i servizi rivolti alle persone in difficoltà, i servizi di aggancio (o prossimità) e i servizi di strada. Dato che alcuni detenuti finiscono per fare riferimento al momento dell’uscita proprio a questi Servizi, per la perdita di reti personali a seguito della detenzione.

Strettamente legati al lavoro di ASP, ci sono gli operatori di SBS (Servizio Sociale Bassa Soglia) e il loro progetto dimittendi. La finalità di tale progetto è infatti quella di creare un collegamento  fra il carcere e i progetti o i servizi esterni. Un obiettivo che si raggiunge solo attraverso l’impiego di figure professionali dedicate e facendo colloqui con gli assistenti sociali ed educatori sociali, così che il detenuto possa esprimere i suoi bisogni e desideri post scarcerazione

Ma citiamo anche l’amministrazione penitenziaria che fra le molte azioni si occupa di offrire  la possibilità ai detenuti di partecipare a vere e proprie attività lavorative e tirocini retribuiti, in previsione di un corretto reinserimento nella società.

Infine, impossibile non menzionare gli operatori sanitari e i promotori della salute  che giocano un ruolo fondamentale all’interno del carcere. Mentre i primi si occupano di effettuare visite mediche ai detenuti ogni qual volta ne abbiano bisogno e aiutarli in caso di emergenze sanitarie, i secondi, grazie alla collaborazione con i mediatori e in forte connessione con i primi, (fungono da collante fra i detenuti e le loro famiglie.) supportano il processo di cura declinandolo secondo le specifiche culturali di ciascun paziente.

Perché è vero che queste persone hanno sbagliato , ma non vuol dire che non si possa cambiare stile di vita aderendo ad un progetto per svoltare e cancellare la realtà precedente.

Questo è solo il primo di tanti articoli di approfondimento legati al tema del carcere e dei detenuti che affronteremo nei mesi successivi. Il primo pezzo di un puzzle che andrà a delineare un quadro preciso e ben definito di come Bologna si prende cura di loro. Non perdere dunque i prossimi sviluppi e continua a seguire gli aggiornamenti!

 

Pubblicato il 9.06.2020