Agli occhi della comunità il carcere viene percepito spesso in maniera distorta. Si tende infatti a considerarlo solo ed esclusivamente come un contenitore di detenuti che hanno commesso crimini, quando invece l’obiettivo del carcere è ben diverso da quello di semplice "aggregatore di malviventi". Lo scopo, in realtà, è quello di favorire le condizioni necessarie per far sì che i detenuti si riabilitino anche attraverso attività lavorative all'interno del carcere, così che, nel corso dei mesi o degli anni, possano reinserirsi a pieno nella società.
E per raggiungere questo obiettivo sono tanti gli attori che contribuiscono e che collaborano giorno dopo giorno tra di loro, ognuno con una funzione ben precisa e con esperti del settore che ne fanno parte.
Parliamo ad esempio di ASP Citta' di Bologna e del suo impegno, insieme al Comune di Bologna, per aiutare i detenuti perché si sentano parte di qualcosa. Un altro impegno di ASP, in particolare del Servizio alla Grave Emarginazione Adulta (GEA) consiste nel coordinare i servizi rivolti alle persone in difficoltà, i servizi di aggancio (o prossimità) e i servizi di strada.
Strettamente legati al lavoro di ASP, ci sono gli operatori del Servizio Bassa Soglia (SBS) e il loro "progetto dimittendi". La finalità di tale progetto è infatti quella di creare un collegamento fra il carcere e i progetti o i servizi esterni.
Ma citiamo anche l’amministrazione penitenziaria che fra le molte azioni si occupa di offrire la possibilità ai detenuti di partecipare a vere e proprie attività lavorative e tirocini retribuiti, in previsione di un corretto
reinserimento nella società.
Infine, impossibile non menzionare gli operatori sanitari e i promotori della salute che giocano un ruolo fondamentale all’interno del carcere, anche in collaborazione con i mediatori.
Perché è vero che queste persone hanno sbagliato , ma non vuol dire che non si possa cambiare stile di vita aderendo ad un progetto per svoltare e dare un'opportunità nonostante la realtà precedente.
Pubblicato il 07.07.2020
Tratto da ASPNews_2_2020