Gli ultimi saranno coi primi nel quartiere-bene Santo Stefano. Potrebbe essere la simbologia di una città solidale che almeno per qualche ora al giorno darà un tetto a chi non ce l’ha. “E_20” è un laboratorio-comunità in un’elegante palazzina di via Sarti 20, dove i clochard potranno apprendere un mestiere.
L'idea è della Asp bolognese che ha dato in gestione il tutto al “Consorzio Indaco” formato da Società Dolce e Altercoop.
Lì dove uno penserebbe ci fossero studi di avvocati, notai o commercialisti, ogni giorno arrivano persone senza fissa dimora per partecipare a laboratori di informatica, teatro, falegnameria, giardinaggio o per contribuire al progetto di cittadinanza “Bello è possibile” con l’obbiettivo di riqualificare aree verdi e sistemare gli arredi urbani. Il tutto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17 e il sabato dalle 9 alle 13.
«Le persone vengono inviate da varie strutture - spiega il coordinatore del laboratorio, Franco Canè - in questo modo non bivaccano e hanno modo di riscoprire i loro desideri». Compreso diventare insegnanti, com’è capitato a un frequentatore del dormitorio che adesso insegna informatica. Da qualche tempo, inoltre, alcuni spazi di “E_20” sono stati concessi a professionisti che a loro volta organizzano corsi a cui possono partecipare anche i senza tetto. Insomma, «un esperimento» lo definisce Giuseppe Nicolini dell’Asp. E pare riuscito visto che in poche settimane hanno preso avvio un corso di italiano e uno per il mantenimento della memoria destinato agli anziani. Nel frattempo ne sta arrivando una costellazione, dall’autodifesa al Pilates, dalla ginnastica al mutuo aiuto, dalla musica al canto. Tutto ciò senza suscitare reazioni di rigetto, come accadde invece tempo fa quando un gruppo di migranti fu destinato a villa Aldini provocando la reazione del quartiere che organizzò una petizione contro questo arrivo di povera gente sui colli.
( v. v.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Le persone vengono inviate da varie strutture - spiega il coordinatore del laboratorio, Franco Canè - in questo modo non bivaccano e hanno modo di riscoprire i loro desideri». Compreso diventare insegnanti, com’è capitato a un frequentatore del dormitorio che adesso insegna informatica. Da qualche tempo, inoltre, alcuni spazi di “E_20” sono stati concessi a professionisti che a loro volta organizzano corsi a cui possono partecipare anche i senza tetto. Insomma, «un esperimento» lo definisce Giuseppe Nicolini dell’Asp. E pare riuscito visto che in poche settimane hanno preso avvio un corso di italiano e uno per il mantenimento della memoria destinato agli anziani. Nel frattempo ne sta arrivando una costellazione, dall’autodifesa al Pilates, dalla ginnastica al mutuo aiuto, dalla musica al canto. Tutto ciò senza suscitare reazioni di rigetto, come accadde invece tempo fa quando un gruppo di migranti fu destinato a villa Aldini provocando la reazione del quartiere che organizzò una petizione contro questo arrivo di povera gente sui colli.
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Fonte: La Repubblica Bologna del 11.12.2014 - Valerio Varesi
Pubblicato l'11 Novembre 2014