Era molto bella, ben curata, la campagna romagnola, dal bordo della strada che da Brisighella porta a Faenza, all’altezza della località Poggio, si devia a destra verso il monte Carla per arrivare a Marzeno erano le prime rampe della collina, potevi ammirare la campagna, i filari dell’uva i peschi, i campi ben tenuti, sorvegliati dal fiume Lamone che ne garantiva la vita, certo a volte d’inverno la “piena” faceva paura, ma noi da quella collinetta eravamo tranquilli.
Noi bambini degli anni cinquanta non avevamo molti contatti con il mondo, i pochi visitatori erano commercianti per contrattare prodotti della terra, il panettiere-droghiere che settimanalmente passava per vendere i suoi prodotti, a volte ci regalava il Carrarmato Perugina ed era festa.
Il mio idolo era il postino. Si dirigeva verso la porta del casolare dove la nonna presidiava l’entrata
“Av salut Rusina”
“Av salut Baroll”. Ma perché in Romagna si conoscono solo per soprannome!
“U iè una cartulena d’la vost’invoda. L’è stèda a Venezia a l’av manda a salutè”
C’è una cartolina da vostra nipote è stata a Venezia e vi manda i saluti.
“Av ringrèzi, adès a la mèt a là”
Vi ringrazio adesso la metto la!!
Mentre la nonna accennava ai saluti il postino :
“U iè nenca una lètra”
C’è anche una lettera
E detto questo estraeva dalla busta il foglio, perché una volta c’erano due tipi di affrancatura busta aperta e busta chiusa, ma tutti affrancavano “aperta” prima perché costava meno, poi ci si fidava.
“La vostra fiola la dis che la stà ben a la vò c’andìvia a Bulogna a respirè un po’ d’èria bona".
C’è anche una lettera è vostra figlia dice che sta bene e vuole che andiate a Bologna a respirare un po’ d’aria buona.
Perché una volta l’aria buona si respirava in città.
“No preocupiv, la ven lìa a tov cun la machina”
Non vi preoccupate viene lei a prendervi con la macchina.
“Av ringrèzi; adès a la met in tla cardènza, che dopo a la lèz”
Vi ringrazio adesso la metto la nella credenza che poi la leggiamo,
Tutti sapevano che i vecchi di quegli anni erano analfabeti e non sapevano leggere, e lo sapeva anche il postino infatti gliela aveva già letta.
A quel punto “scattava” l’ordine perentorio della nonna
“Babin, dasii da be”
Bambini dategli da bere!
Noi bambini di corsa in cucina, il più alto o il più svelto afferrava il collo della bottiglia del vino (immancabile sul tavolo delle case di Romagna) gli altri afferravano i bicchieri e fuori a versare, uno, due, tre, quattro.
Mi sono sempre chiesto: “Ma i postini bevono così in tutte le case dove vanno?”
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