Io andavo alle scuole del Pallone; non so se si chiamassero così perché erano in via del Pallone oppure perché erano tanti gli studenti che andavano a giocare  a calcio  nel vicino parco della Montagnola.

C’erano sempre due “bravi” che facevano le parti: “Io prendo lui! Io prendo quello! Io questo! Io quello!”

A me non mi sceglieva mai nessuno e, si sa, il destino di chi non viene scelto è quello di giocare in porta e a quell’età nessuno vuole giocare in porta. Potevi salvarti dall’indesiderato ruolo solo se portavi il pallone, ma io non potevo permettermelo.

Con il tempo e con gli anni diventai bravo a giocare in quel ruolo, fino ad arrivare all’importante categoria della promozione ma quella domenica, a Calderara, mentre raccoglievo dal fondo della rete l’ennesimo pallone per il gol subito, uno spettatore mi gridò “Vai bene a fare l’arbitro!”.

Fu l’ultima partita che giocai. Andai a fare l’arbitro, forse avevo trovato il mio sport, un modo diverso di fare sport.

Così, quel giorno di febbraio, mentre salivo i gradini per entrare sul terreno di San Siro, pensai a Via del Pallone e a come sarebbe stata la mia vita se fossi entrato in classe.

 

 

-Commenti:


Abbiamo semplificato questo ricordo in maniera tale da farlo leggere ai bambini. (Mattia Amorosini, Andrea Chionna, Fatna Kanoui)

Romano andava alle scuole del pallone, non sapeva si chiamassero così perché erano in via del Pallone o perché erano tanti i bambini che andavano a giocare a calcio nel parco della scuola.

C'erano sempre due bambini che facevano i capitani: “io prendo lui! Io prendo quello! Io questo! Io quello!”.

A Romano non sceglieva mai nessuno e quindi era destinato ad andare in porta ma lui non voleva. Se voleva giocare in campo doveva portarsi il pallone, ma lui non aveva abbastanza soldi quindi andò a fare il portiere.

Crescendo, Romano, diventò bravo a giocare che si trovò a giocare nella squadra forte del suo quartiere, il Calderara. Durante una partita dopo aver subito tanti gol uno spettatore gli urlò:” Vai a fare l'arbitro”.

Da quel momento in poi andò a fare l'arbitro e divenne così bravo da arbitrare una partita in uno stadio grandissimo come quello di San Siro.

 


L'autore narra di come il punto du vista possa cambiare la vita di una persona, di come un ruolo indesiderato possa diventare la fonte del tuo orgoglio.

La vita è piena di sfacettature e sfumature, sta nella nostra abilità cogliere quella adatta.

Fatma Bel Haj