Settimana scorsa, durante la trasmissione di Liberi Dentro - Eduradio, Caterina Bombarda ha affrontato una tematica molto interessante che riguarda il Recovery Plan applicato alla sfera del carcere.
Il governo Draghi ha infatti approvato un fondo di quasi 28 miliardi di euro, una cifra davvero considerevole, la quale servirà a raggiungere determinati obiettivi attraverso investimenti complementari alla strategia di ammissione cinque (ovvero dell’inclusione e della coesione).
Nello specifico, secondo il PNRR (Piano Nazione di Ripresa e Resilienza) i fondi di investimento includono la componente delle infrastrutture sociali, così come delle famiglie, comunità e terzo settore, e le risorse stanziate corrispondono a circa 27,6 miliardi di euro, divisi su tre differenti fasce. Una parte sarà dedicata alle politiche per il lavoro (12,6 miliardi); una parte per le infrastrutture sociali e famiglie (circa 10 miliardi); e una terza parte (circa 5 miliardi) per interventi speciali riguardanti la coesione.
In questo contesto, dunque, l’obiettivo principale del Recovery Plan applicato al carcere è quello innanzitutto di rafforzare il ruolo dei servizi sociali locali come strumento di resilienza. Un altro obiettivo cardine consiste nel migliorare il sistema di protezione, così come le azioni di inclusione sociale a favore delle persone detenute in condizione di estrema emarginazione.
Terzo e ultimo obiettivo è quello di integrare politiche e investimenti nazionali per garantire un approccio multiplo a diversi livelli, che riguardi sia la disponibilità di case pubbliche una volta terminata la detenzione, sia la rigenerazione urbana e territoriale.
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