Nell’arco del periodo di detenzione, c’è un momento in particolare della vita di una persona reclusa che vogliamo approfondire in questo articolo. Parliamo di come si sentono le persone quando la pena da scontare si sta esaurendo e il rientro nella società è sempre più vicino.
Un momento, questo, che non è così scontato da affrontare e sul quale ci siamo confrontati insieme al direttore dell’area educativa del carcere della Dozza, Massimo Ziccone, per avere alcuni chiarimenti in merito.
Cosa prova il detenuto a fine pena
Quando si fa riferimento a ciò' che prova un detenuto poco prima di uscire dal carcere, bisogna innanzitutto fare una premessa ed è la seguente. All’interno del carcere vive una grossa fetta di società che è prevalentemente quella svantaggiata, a prescindere dal fatto di aver commesso reati. Sono molteplici le situazioni che comprendono persone con disagi economici e sociali da quando sono nate, tanto che si può dire che un buon 80% dei detenuti ha un background di questo genere.
Questa premessa serve per far capire che la maggior parte delle persone ristrette, purtroppo, non ha ben idea di quali siano le problematiche quotidiane da affrontare una volta uscite dal carcere. Ziccone sottolinea infatti che capita frequentemente di assistere a detenuti capaci di badare a loro stessi all’interno del carcere, ma sprovvisti della giusta lungimiranza per capire quali sono i fattori da considerare una volta rientrati a pieno nella società.
Come interviene l’ordinamento penitenziario per aiutare i detenuti nel processo di fine pena
In questo contesto di spaesamento delle persone recluse interviene l’ordinamento penitenziario, proprio per venire incontro ad esse e assisterle nella delicata fase che precede la fine della pena e la conseguente scarcerazione.
In sostanza, man mano che si avvicina l’uscita dal carcere, si cerca di far capire al detenuto che una fase sta finendo e ne sta per cominciare una nuova e completamente diversa, in modo tale che la persona in questione cominci ad entrare nell’ottica di chiedersi cosa succederà una volta che uscirà.
Può sembrare un ragionamento scontato, ma in realtà non lo è affatto. Ci sono detenuti che tendono ad avere la cosiddetta “mentalità da carcerato” fino all’ultimo giorno, nel senso che sono concentrati sul fatto di uscire il prima possibile e non hanno idea di come sarà la loro vita fuori dal carcere, oppure un’idea ce l’hanno, ma è molto vaga, nebulosa e spesso poco realistica.
L’ordinamento penitenziario, invece, ha come obiettivo quello di provare a far capire ai detenuti quali sono le problematiche da affrontare una volta usciti, tra cui: problemi di abitazione, sostentamento, lavoro e a volte reingresso in famiglie problematiche. La presa di realtà richiede anche un intervento particolare e l’ordinamento penitenziario prevede proprio un programma specifico a partire dall’ultimo anno di detenzione.
Questo per creare le condizioni ottimali per l’uscita dal carcere, dato che è da questo momento in poi che si determina se il programma di trattamento effettuato all’interno del carcere darà esiti positivi o meno.
Se esso funziona, si hanno delle alte probabilità che non ci siano nuovi reati e quella persona, finita la sua pena, non tornerà più in carcere. In caso contrario il tasso di recidiva è destinato ad aumentare e sarebbe un fallimento del sistema, ma è ciò che non si augura nessuno e, fortunatamente, tra le due appena descritte è la situazione che si verifica meno.
Non perdete i prossimi aggiornamenti in materia di carcere e detenzione. Torneremo a parlare di questi argomenti con altri attori protagonisti sia all’interno che all’esterno del carcere!
Pubblicato martedì 2 Marzo 2021