Nella puntata del 12 maggio di Liberi Dentro-Eduradio è stata affrontata in trasmissione una tematica alquanto delicata, ma molto interessante, ripresa da un articolo dell’Huffington Post, che riguarda la giustizia riparativa, ovvero la dinamica di incontro tra vittima e reo in Italia.

 

Caterina Bombarda, conduttrice del programma, pone subito l’accento sulla funzione della giustizia riparativa (o giustizia rigenerativa), che consiste nell’approccio atto a considerare il reato principalmente in termini di danno alle persone, ovvero vittima e colpevole. Da ciò consegue dunque l’obbligo per l’autore del reato di rimediare alle conseguenze lesive della sua condotta. Una delle modalità più attuate è quella di avviare un percorso di dialogo con i familiari della vittima.

 

In Italia questa procedura non è però praticata ovunque e, soprattutto, non è sfruttata a pieno per quanto riguarda le carceri per adulti, al contrario delle carceri minorili, nelle quali la giustizia riparativa invece sta prendendo sempre più piede.

 

 

A questo proposito è davvero significativa la testimonianza di una persona detenuta che, in merito alla giustizia riparativa si è espressa così: “La nebbia si dipana lentamente. Ma quando finalmente va via riesci a vedere i tuoi errori con una nitidezza che neanche avresti mai potuto immaginare. E’  un ponte. Quello che serve a raggiungere gli altri, se non i familiari delle persone a cui hai fatto del male”.

 

Un’immagine molto bella e altrettanto forte, che parla di un ponte che unisce gli opposti: il reo e i parenti delle vittime, che solitamente rimangono nell’ombra e sono più trascurate rispetto alle vittime stesse. Con la giustizia riparativa si punta quindi ad andare oltre, a sviluppare quel rapporto spesso inesistente tra l’autore del reato, la vittima e la comunità coinvolta.

 

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Pubblicato martedì 18 maggio 2021