Anche a Bologna si è sentito il bisogno di fare qualcosa davanti al dolore e alla disperazione che la guerra ha causato e continua a causare in Ucraina. L’invito del Sindaco e dell’Arcivescovo ai bolognesi ad aprire le proprie case all’accoglienza sia di interi nuclei familiari che di minori soli, è stato accolto e fortemente sentito.
 
L’Equipe Vicinanza Solidale del Servizio Protezioni Internazionali di ASP, in collaborazione con l’Equipe Affido accoglienza del Centro per le Famiglie che si occupa della formazione delle risorse affidatarie, ha incontrato i cittadini in modalità telematica per rappresentare il fenomeno sul territorio, anche con una finalità di orientamento alle varie forme di affido familiare e di prossimità esistenti e dei relativi percorsi da seguire.
Negli incontri informativi si è discusso sulle differenze e caratteristiche dei diversi  progetti di accoglienza familiare in atto, sia a favore di minori stranieri non accompagnati, sia di minori, italiani e stranieri in carico al Servizio Sociale Territoriale.
Questo “spazio dedicato” ha permesso di raccogliere successive disponibilità più chiare e consapevoli di cittadini che hanno confermato l’interesse ai progetti di accoglienza. E’ stato così avviatoun corso informativo-formativo dal titolo: “Corso integrato per l’affidamento e l’accoglienza familiare” che si è svolto on-line per facilitare la frequenza di tutti i candidati.
 
La formazione è stata curata dall’Equipe Affido accoglienza del Centro per le famiglie e realizzata in collaborazione con l’Equipe Vicinanza Solidale del Servizio Protezioni Internazionali. Il percorso  ha  avuto come obiettivo quello di prendere consapevolezza delle  finalità e delle caratteristiche  dei progetti di affidamento familiare  e assicurarsi che, all’interno della famiglia che accoglie, siano presenti  le risorse necessarie  affinché l’esperienza di accoglienza possa essere vissuta positivamente da tutti i soggetti coinvolti.
Il corso è iniziato il 26 settembre e si è concluso il 3 novembre. È  stata un’occasione per costruire una formazione congiunta sull’accoglienza familiare di minori. Sono state coinvolte circa 42 persone fra coppie e single residenti fra Bologna e Provincia (area metropolitana).
Nei sei incontri si sono alternate parti teoriche sulla normativa attuale, testimonianze, attivazioni dei partecipanti  e brevi  letture.
Al termine degli incontri formativi 22 risorse hanno dato la loro disponibilità a proseguire il percorso con i colloqui di conoscenza.
 
Di seguito una piccola restituzione di una coppia di cittadini che ha partecipato al percorso:
 
Gentilissime operatrici dell'Equipe Affido e Accoglienza della città di Bologna, vi ringraziamo molto per averci consentito di partecipare al corso di formazione che è stato davvero un "viaggio" molto interessante, ci ha permesso di conoscere tanti aspetti, delle varie forme di affido, dei quali non eravamo a conoscenza.
E' stato anche bello, ed a tratti emozionante, ascoltare le esperienze di chi ha fatto o sta facendo questo percorso, ci siamo immedesimati in loro.
Abbiamo partecipato con molto piacere a tutti gli incontri e a questo punto ci piacerebbe molto "mettere in pratica" una delle varie forme di accoglienza che ci avete rappresentato, facendo questa esperienza, naturalmente se lo riterrete opportuno.
 
Nel corso degli incontri abbiamo pensato a quale poteva essere, tra varie forme dello stendino, quella che sentiamo più affine ed alla fine abbiamo scelto l'affidamento familiare del minore in carico al servizio sociale del territorio, non escludendo però a priori le altre forme, magari per il futuro.
 
Restiamo a disposizione e speriamo di essere contattati per la prosecuzione del viaggio.
 
Questo percorso è stato una prima occasione per un lavoro integrato tra due servizi dell’Area Coesione Sociale (Servizio Minori - Centro per le Famiglie e Servizio Protezioni Internazionali) secondo un approccio unitario che ha posto al centro la disponibilità dei cittadini, superando distinzioni di servizi poco funzionali in questa specifica situazione.
Anche per il futuro l’esperienza fatta ha suggerito spazi di lavoro condiviso in modo maggiormente strutturato.