Da circa due anni all'interno del servizio Protezioni Internazionali si sono andati strutturando una serie di interventi di vicinanza solidale rivolti a minori stranieri non accompagnati, neomaggiorenni, nuclei di giovani mamme con i loro bambini. Sono interventi che hanno raccolto la sensibilità e la disponibilità di tanti cittadini, valorizzandole in una pluralità di possibilità tra loro diverse in termini di strutturazione e di impegno richiesto, ma tutte di grande valore e accomunate dalla convinzione che una relazione di vicinanza può favorire il processo di inclusione sociale. Lo strutturarsi di una metodologia di lavoro con alcune ore di operatori dedicati a questo, una integrazione di pubblico/privato, l'offerta di percorsi formativi, gli interventi di accompagnamento di queste esperienze, sia in forma individuale che in gruppo, ha sostenuto questo percorso.
 
Gli interventi di vicinanza solidale si possono riassumere in tre grandi aree:
- accoglienza in famiglia di neomaggiorenni nella fase finale del loro percorso di accoglienza o di minori stranieri non accompagnati attraverso la forma dell'affidamento familiare (Progetto Vesta);
- tutela volontaria;
- affiancamento a minori e nuclei accolti in comunità.
 
La testimonianza di Antonella e Fabrizio, nell'ambito di un progetto di accoglienza in famiglia:
“Non lo fai per buonismo o per pura carità, è qualcosa di civico”: questo il pensiero di Antonella e Fabrizio, quando ci raccontano cosa li ha spinti ad aprire la loro casa al progetto di accoglienza in famiglia. “Tutto è nato in realtà allo scoppiare della guerra in Siria, che ha accresciuto in noi la voglia di agire, di fare qualcosa di importante. Abbiamo una casa molto grande, l’ideale per ospitare persone.”
L'articolo completo è disponibile sul sito Progettovesta.com >Storie di accoglienza >“È qualcosa di civico”: la storia di Antonella, Fabrizio e Moussa. https://www.progettovesta.com/storie-di-accoglienza/e-qualcosa-di-civico-la-storia-di-antonella-fabrizio-e-moussa/
 
Pubblicato il 21 Aprile 2020
 
Tratto da ASPNEWS_1_2020