Servizi Abitativi

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Trasformare la galleria dell’ex fornace Roncaglio in uno spazio espositivo aperto alle scuole, ai turisti e a tutti i cittadini, in cui raccontare la storia di Bologna attraverso l’arte. Si chiama“RoncaglioArtLab” ed è un progetto che l’associazione Artecittà ha avviato la scorsa primavera, in collaborazione con il Quartiere Navile e in accordo con la cooperativa Open Group, che gestisce il Condominio Roncaglio per conto di ASP Città di Bologna. La fornace dell’ex ditta Galotti fu costruita nel 1931 con un forno a ciclo continuo per la cottura dei laterizi: nel 1966 venne chiusa e l’opificio, agli inizi degli anni ‘80, venne trasformato in uno studentato. Oggi è la sede del Condominio Roncaglio, dedicato alla transizione abitativa, e dell’antica fornace sono rimaste la ciminiera e la galleria di cottura. “Obiettivo di RoncaglioArtLab è coinvolgere nelle attività sia le famiglie del Condominio che le realtà del territorio, come le scuole, le associazioni e i centri sociali e ricreativi, per creare uno spazio di aggregazione e condivisione – racconta Nadia Brandalesi, presidente di Artecittà –. Abbiamo lavorato alla creazione di un orto e un’aiuola aromatica insieme alle famiglie in transizione abitativa, e poi abbiamo organizzato iniziative come il concorso a premi ‘Bologna per me’, con un laboratorio di disegno e fotografia in cui i partecipanti, principalmente bambini e ragazzi del Condominio, hanno rappresentato luoghi della città a loro particolarmente cari”. Tra gli eventi anche “Ti racconto il mio paese”, iniziativa culinaria durante la quale le residenti straniere del Condominio hanno presentato piatti tipici del proprio paese; la mostra“La terra e il corpo”, allestita nella galleria con sculture in terracotta prestate per l’occasione da artisti bolognesi; e ancora “Ti racconto la fornace”, un racconto pubblico di che cos’era un tempo la fornace Roncaglio. Tanti sono anche i progetti per il futuro. La prossima primavera verranno realizzate due pitture murali sulla parete di ingresso del Condominio: la prima verrà disegnata dai bambini e ragazzi residenti, mentre la seconda verrà dipinta da un artista di Artecittà, che attraverso le immagini racconterà la vita e il lavoro in fornace. “La galleria dell’ex fornace è uno spazio suggestivo e pieno di storia: quando verrà reso agibile con alcuni interventi di riqualificazione potrà attirare scolaresche, cittadini e anche i turisti che hanno voglia di scoprire una Bologna diversa – conclude Brandalesi –. Bisogna valorizzare le periferie attraverso la cultura, altrimenti chi vi abita si sentirà sempre più escluso”. Pubblicato il 16 dicembre 2019 Tratto da ASPNEWS 4_2019
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Da maggio 2020 una nuova area sarà restituita alla città: un luogo aperto al territorio con spazi verdi, laboratori artigianali e artistici, un punto ristoro multietnico, un bed and breakfast, spazi di coworking e un cohousing interculturale. La nuova comunità di Salus Space apre le sue porte: ma chi ne farà parte? Quali saranno i valori e le regole da condividere? Come si potrà partecipare, anche solo come “vicini di casa”, con idee, osservazioni e proposte? Per rispondere a queste domande, i partner del progetto europeo, coordinati da ASP Città di Bologna, hanno avviato un percorso di “Laboratori di Comunità”, che da luglio ha coinvolto con incontri pubblici e focus group i cittadini e i destinatari del progetto. È stato uno spazio di confronto sulle parole chiave e i valori fondanti della comunità, per lavorare su regole comuni di convivenza che guidino le relazioni sia all’interno dalla comunità di Salus Space che con i cittadini e le associazioni del territorio. Focus group mirati hanno coinvolto i ragazzi accolti nelle strutture SPRAR (Casa Birba e Centro Zaccarelli), le famiglie in transizione abitativa e chi vive o ha vissuto esperienze di accoglienza in famiglia. In parallelo si sono svolti diversi incontri pubblici aperti alla città: un incontro organizzato a Porto15 ha portato a dialogare con chi già vive in cohousing, un altro ha coinvolto le diverse comunità religiose della città intorno al tema del pluralismo religioso e della proposta di una “sala del silenzio”, un terzo incontro con le associazioni interculturali e del terzo settore si è svolto al Centro Zonarelli sul tema della cittadinanza attiva. Il 19 dicembre, al Quartiere Savena, è stata presentata la proposta di Carta dei valorie un Regolamento di comunità per Salus Space, elaborati grazie ai partecipanti ai Laboratori, un’ulteriore occasione di confronto sui temi del co-abitare, del pluralismo e della creazione di una comunità produttiva, aperta e solidale. Pubblicato il 16 dicembre 2019 Tratto da ASPNEWS 4_2019
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A. non riusciva più a sostenere il mutuo di oltre mille euro al mese, tanto che la sua casa è stata pignorata e venduta all’asta. Da quel giorno, i membri della sua famiglia abitano in case diverse, ospiti di amici o parenti. Non riescono a trovare un appartamento nonostante due di loro abbiamo contratti a tempo indeterminato, forse perché sono stranieri. S. è una madre sola che, pur avendo un lavoro a tempo indeterminato, non riesce a trovare un alloggio sul libero mercato a Bologna e provincia. La causa? Gli affitti troppo alti e il fatto che, essendo l’unico genitore della famiglia, S. difficilmente potrà produrre un secondo reddito di garanzia, come spesso richiesto da chi affitta. O. è sposato con 3 figli, di cui uno minorenne. Ha un contratto a tempo indeterminato, come anche sua moglie e la figlia maggiore. Nonostante questo, O. e la sua famiglia non riescono a trovare casa, perché quando i proprietari capiscono che si tratta di un nucleo numeroso preferiscono non affittare loro l’appartamento. L., italiana, 38 anni, non riesce a trovare un appartamento per sé e per il marito. Secondo i proprietari mancano le garanzie, in quanto lei ha un contratto a tempo determinato e il marito da più di 15 anni è titolare di partita IVA. Serve quindi come garante un genitore, oppure una fideiussione di 6-12 mesi. C’è anche chi ha fatto problemi per la presenza di animali domestici. P., agente immobiliare, racconta che spesso i proprietari degli immobili preferiscono lasciarli sfitti piuttosto che darli in affitto a famiglie straniere, specie se numerose o con un solo stipendio, anche se a tempo indeterminato e molto elevato. Questi sono solo alcuni esempi delle difficoltà che le persone incontrano quando cercano un alloggio in città, sia che si tratti di un appartamento, sia che si parli di una stanza singola o di un posto letto. Chi cerca casa a volte deve affrontare processi di selezione complessi, proprietari che spariscono nel nulla senza dare risposte, per non parlare delle truffe sempre diverse in cui si rischia di incappare, o ancora delle aste al rialzo lanciate per affittare la stanza al miglior offerente. In questo contesto desolante, le persone vengono giudicate sulla base della loro nazionalità o della tipologia di contratto di lavoro. Ecco perché si fa sempre più pressante l’esigenza di una regolamentazione del mercato delle case, che possibilmente disciplini il regime degli affitti brevi, in modo da aumentare il numero degli alloggi destinati a affitti di lungo periodo, in modo da contenere i prezzi. L’Agenzia per l’Abitare di ASP Città di Bologna sostiene le famiglie e i singoli segnalati dai servizi, sia attraverso consulenze, sia con il supporto nella ricerca di un alloggio sul libero mercato. Tale servizio rientra nella più ampia strategia messa in atto dalle istituzioni per dare una risposta all’emergenza abitativa. Pubblicato il 20 novembre 2019 Tratto da ASPNEWS 3_2019
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Un centro che accoglie famiglie di cultura e religione diversa, che per vari motivi non sono riuscite a sostenere i costi di affitto e sono state sottoposte a sfratto: si tratta del Centro San Sisto, situato all’interno di un ex-ostello della gioventù, la cui struttura prevede spazi di socializzazione e vita in comune. In un momento di fragilità e spaesamento, le famiglie accolte si trovano a dover affrontare un modo di vivere diverso, in un territorio nuovo e con inquilini appena conosciuti. Ogni giorno l'equipe educativa lavora con l’obiettivo di rafforzare il senso di comunità, insieme ai servizi sociali territoriali e al nucleo per il raggiungimento dell'autonomia abitativa. La tipologia delle persone accolte e la collocazione della struttura in una zona periferica hanno fatto emergere da subito la necessità di creare reti sul territorio, per rendere San Sisto uno spazio aperto di relazione e scambio. Per farlo sono state strette collaborazioni con associazioni, cittadini, volontari e altre strutture del territorio: l'approccio è laboratoriale, con ogni attore che prende parte alla programmazione attraverso il confronto e il dialogo. Ogni laboratorio prevede una definizione preliminare partecipata, un momento in cui si dà forma alla proposta, tenendo conto delle risorse e dei bisogni degli ospiti. Particolarmente fruttuosa è la collaborazione con il Centro per le Famiglie di ASP Città di Bologna, che ha supportato l’attività di San Sisto all'interno del proprio gruppo di volontari. Grazie alla disponibilità costante di alcune volontarie sono stati strutturati due laboratori per bambini, dedicati ad attività ludico-ricreativo e di sostegno scolastico. Si sono così creati legami importanti, che hanno dato vita a un percorso di crescita e arricchimento reciproco per le famiglie, le volontarie e l’equipe educativa. Nel tempo il team ha cambiato forma, ma ha mantenuto il suo nucleo centrale: studentesse, insegnanti, mamme, impiegate, che hanno messo le loro competenze e il loro tempo a disposizione di uno spazio di solidarietà in continua evoluzione. Il gruppo ha sperimentato modalità innovative di risoluzione dei problemi, ed è diventato un punto di riferimento per i bambini e le famiglie accolte a San Sisto.Pubblicato il 30 giugno 2019 Pubblicato il 30 giugno 2019 Tratto da ASP NEWS 2_2019
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L’accompagnamento educativo offre un supporto alle famiglie che si apprestano ad affrontare un percorso teso all’autonomia abitativa e di vita. La progettualità che si mette in campo è una co-progettazione concertata con il Servizio Sociale Territoriale e la famiglia stessa, che impegna ciascun attore, ognuno per il proprio ruolo e competenza, in compiti specifici definiti nel Patto di adesione personalizzato. Gli aspetti principali sui quali lavoriamo insieme alla famiglia riguardano anzitutto la sfera economico-lavorativa, come l’incremento del reddito o una gestione del denaro maggiormente consapevole, mediante l’attività di money-tutoring. Ci concentriamo inoltre sulla promozione di un inserimento attivo della famiglia nel tessuto sociale, così che possa intessere relazioni significative e uscire dall’isolamento in cui spesso si trova. Vi è poi la condivisione delle buone norme di gestione della casa, quali l’auto-lettura delle utenze e la cura dell’ambiente in cui si vive, in termini di decoro e di ordinaria manutenzione. La maggior parte delle volte, il lavoro degli educatori inizia tentando di rispondere a una domanda: “Tu cosa credi di insegnarmi?” Questo perché, dopo un primo periodo di affiancamento, si avvia un confronto con le famiglie parlando, oltre che delle loro potenzialità e risorse, anche delle loro fragilità. È comprensibile che non sia sempre facile e immediato accettare i propri punti deboli, soprattutto quando si tratta di fattori generazionali: nel momento in cui questi limiti vengono affrontati, però, sentiamo che il lavoro è già a buon punto, perché il primo passo è stato fatto. È facile comprendere come, a volte, agli educatori accada di affrontare aspetti anche molto intimi della persona, quali le paure e le incertezze legate alla genitorialità. I figli rappresentano infatti un aspetto centrale ma anche delicato del lavoro educativo, per due principali ragioni. In primo luogo, perché la letteratura e le normative vigenti ci informano di come i Bisogni Educativi Speciali (BES) possano comprendere anche difficoltà derivanti da uno svantaggio socio-economico, linguistico e culturale, e per questo è fondamentale lavorare sulle fragilità dei genitori e sostenerli nel recupero dell’autonomia. In secondo luogo, perché ogni adulto deve avere sempre cura dei bambini con cui entra in contatto: ciò comporta preoccuparsi e prestare attenzione nel rendere piacevoli anche i momenti di incontro con gli operatori. Questa attenzione passa poi attraverso la promozione di un inserimento attivo dei minori nel tessuto sociale, al fine di garantire loro occasioni di socializzazione piacevoli, stimolanti e arricchenti. Pare quindi importante, in particolare rispetto ai bambini e in un’ottica di prevenzione, tendere al più importante dovere pedagogico: aprire orizzonti di possibilità per tutti, non uno di meno. Pubblicato il 30 giugno 2019 Tratto da ASP NEWS 2_2019
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