Il progetto Artistica-mente è stato sviluppato dagli animatori del Centro Servizi Lercaro ispirandosi ai principi dell’arte terapia e ha coinvolto per 3 mesi gli ospiti di Centro Diurno e Casa Protetta. Si tratta di un percorso interattivo dal sapore circense, suddiviso in 5 laboratori tematici condotti dagli artisti dell’associazione Le Fucine Vulcaniche di Bologna i quali, oltre a esibire le abilità proprie della loro specialità, hanno guidato anziani e familiari nella sperimentazione delle arti di strada da co-protagonisti. L’iniziativa ha riscosso molto successo, per l’abilità con cui hanno saputo adattare le loro performance per favorire la partecipazione quanto più possibile attiva degli anziani coinvolti, con grande attenzione alle capacità e potenzialità di ciascuno. Ma cosa significa per un artista il passaggio dalla strada a un servizio per anziani?
Lo chiediamo a Fabio Malvestiti e Mariana De Carlo:
Fabio: “Ho iniziato a 20 anni ad allenarmi nella giocoleria e la passione, col passare del tempo, é diventata sempre più importante. Avevo intuito che ciò che facevo poteva avere anche un valore terapeutico, ma non sapevo esattamente come. Grazie ai consigli con cui gli animatori mi hanno supportato ho progettato i laboratori, superando le difficoltá legate alla comunicazione, adottando un linguaggio più mimico che verbale, attraverso il quale percepivo che gli anziani comprendevano il senso di ciò che stavamo facendo. Ho capito che, come la giocoleria ha aiutato me a superare momenti duri, può aiutare persone che vivono una condizione difficile. Vorrei provare a lavorare anche in situazioni differenti, come ospedali o comunitá, perché questa prima esperienza mi ha convinto che le potenzialitá del circo sociale sono davvero grandi."
Mariana:“Nulla riesce in strada se l’artista non sente la performance sua e se il pubblico non l’apprezza, se il messaggio, insomma, non arriva. Nel lavorare con gli anziani dei servizi dell'ASP Città di Bologna ero consapevole che il mio approccio doveva tener conto delle loro problematiche, ma ciò riguardava solo gli aspetti più laboratoriali. Nel teatro delle ombre, come nella danza di bolle di sapone, le narrazioni e l’accompagnamento musicale sono stati scelti per rimandare al contesto storico-culturale della loro gioventù, puntando non alla spettacolarità ma all’immediatezza. Gli anziani non hanno percepito distanza e si sono sentiti attori, anche se periferici, al centro scenico; un’esperienza talmente positiva da darmi la giusta motivazione e l’entusiasmo per intraprendere ulteriori percorsi formativi all’insegna dell’art therapy".
Un entusiasmo che anche gli animatori hanno condiviso e che sicuramente cercheranno di mettere a frutto dando spazio all’arte e alle sue applicazioni terapeutiche anche nel prossimo anno.