“E’ un gioia dentro”. Così le ospiti del Centro Servizi Giovanni XXIII descrivono Rosamaria Bellina, Rosi, l’operatrice con la chitarra, l’anima del progetto di musicoterapia di ASP e delle attività con la musica. Ha studiato in Germania, dove è nata la sua passione per la musica. Passione che poi ha portato nel suo lavoro, tra gli anziani, dopo aver studiato musicoterapia ad Assisi. “Preparo i brani” ci spiega “da Lili Marleen, a Bella Ciao, quelle di Celentano, Mina, Gianni Morandi, Massimo Ranieri... Sono i “loro” brani perché fanno parte della loro storia. Ognuno ha un passato di canzoni che lo accompagna nella vita, un’identità sonora. Quando eseguo queste canzoni ognuno di loro ha una reazione: c’è chi ride, c’è chi piange, chi si alza...".
“La musica è mia. Quando andavo allo stadio io suonavo i tamburi. E così faccio anche qui. Mi sembra di essere a casa... c’è un po’ di malinconia”, dice Dolly. Per Mafalda “è brava, ci tiene compagnia e ci tiene allegre”. “Quelle a cui abbiamo assistito qui al Centro Servizi Giovanni XXIII” - precisa Rosi – “sono attività, esecuzioni a porte aperte, a cui possono assistere i familiari. Diverse sono le sedute di musicoterapia vere e proprie, fatte invece a porte chiuse, in un ambiente controllato”. Anche negli incontri musicali di gruppo, non è raro che gli anziani si mettano in gioco. “Ti raccontano cosa hanno vissuto insieme a queste canzoni: il loro primo amore, per esempio”. L’attività inizia con i tamburi, ma poi “sono loro a chiedere “dai, facciamo una canzone”. Io me le preparo prima, perché è imbarazzante se ti chiedono una canzone, per esempio di Modugno, e tu non la conosci. E’ un dispiacere. Musicalmente è giusto avere una buona preparazione”. “Un venerdì le si è rotta la macchina ma è venuta lo stesso, con il treno. E ci ha fatto capire quanto ci vuole bene, come una famiglia” ci racconta Albertina, con un’intensità che fa commuovere la musicista. “Siamo tutti pazzi. Anche se siamo stonati, ci piace cantare”.
Rosi suona anche per gli utenti con gravissima disabilità, al Centro Servizi Lercaro; in quel caso sono incontri individuali, con persone che possono muovere solo gli occhi. “Quando faccio un suono o una canzone e aprono gli occhi è un regalo sia per me che per loro”. E’ proprio in questa struttura, con la dottoressa Sabbi e la coordinatrice Ansaloni, che Rosi ha iniziato le attività con la musica. Da 11 anni lavora all’interno di ASP, prima come Operatore Socio Sanitario e ora in perenne aggiornamento: “c’è un supervisore che esamina i tuoi casi, devi seguire incontri con i docenti, seminari... perché la musica non finisce con l’ascolto”. “E’ un lavoro di équipe con gli animatori: in ogni incontro viene compilata una scheda in cui si riportano le reazioni degli utenti: se la persona, suona, sorride, se è indifferente, se piange, se si muove. E poi se ne parla insieme per capire se si sono raggiunti gli obiettivi”.
Le chiediamo cosa la colpisce di più in questo lavoro. “La sincerità. Ogni accordo per loro è un regalo ed è vero amore quello che ti danno. Ti sembra di essere davvero in un concerto, ma senza telefonini, birre... solo nudo ascolto. Mi danno tutte le volte una grande emozione”...E gli utenti ricambiano.
 
Tratto dal periodico di informazione di ASP Città di Bologna_Mosaico News nr. 3/2015