Una musica può fare… comunicare, emozionare, ricordare.
Nell’anno 2015, ASP Città di Bologna ha deciso di valorizzare la presenza di una dipendente con qualifica di musicoterapeuta, Rosamaria Bellina, per diffondere l’attività di musicoterapia in tutte le sue realtà. Al Centro Servizi Giacomo Lercaro prosegue un discorso già avviato da anni, mentre nei Centri Servizi Giovanni XXIII, Albertoni, Saliceto e al Centro Diurno San Nicolò si è introdotta questa figura con una presenza sistematica.
Rosamaria - per tutti Rosi - conduce sedute di musicoterapia di gruppo con cadenza settimanale avvalendosi dell’aiuto di animatori e operatori socio sanitari. Gli appuntamenti sono ormai diventati momenti molto attesi: gli anziani aspettano Rosi e partecipano spontaneamente alle attività proposte. Gli incontri seguono una sequenza determinata: i primi minuti servono per creare un clima conviviale e per distribuire ai partecipanti disposti in semicerchio gli strumenti a percussione (tamburi, tamburelli, maracas, nacchere, ecc.). Poi Rosi inizia la seduta col suo tamburo e l’atmosfera improvvisamente si accende: il ritmo diventa via via più incalzante, alcuni dicono “che sembra di stare in Africa”, molti cercano di tenere il tempo, chi non ha uno strumento utilizzando le mani o i piedi, pochi rimangono indifferenti. Rosi accelera, poi rallenta, si ferma e riprende decisa; con lei gli anziani, trainati da una musica che coinvolge e diventa irresistibile. La seconda fase della seduta serve invece ad abbassare il livello di eccitamento precedente, le percussioni vengono riposte e Rosi intona canzoni con la sua chitarra acustica, ora allegre, ora più lente, sempre comunque appartenenti al vissuto dei nostri anziani. Questo è il momento dei ricordi, dove emozioni di ogni tipo riemergono, tra sorrisi e commozione. Molti rievocano le parole, alcuni raccontano aneddoti del loro passato, veloci affreschi della loro storia personale. Alla fine della seduta quasi sempre Rosi viene invitata a suonare qualcosa su richiesta, così Rosina ricorda il suo giovane amore tedesco sulle note di Lili Marlene e Albertina non smette di richiedere i grandi successi di Gianni Morandi…
Questo breve resoconto descrittivo sicuramente non rende merito delle tante potenzialità di questa terapia non farmacologica; per questo motivo si è voluto sperimentare un monitoraggio più dettagliato e attento sulle singole sedute, che evidenziasse attraverso dei dati specifici i punti di forza e le criticità. E’ stata così redatta una scheda di osservazione ad hoc, ragionando sugli obiettivi posti in fase progettuale: oltre al numero delle partecipazioni abbiamo misurato l’interazione ritmica, conteggiando gli anziani che nel corso delle sedute hanno interagito con la terapeuta e in che modo (strumento, corpo e voce) e si sono relazionati con gli altri membri del gruppo (aprendosi così al contesto). E’ stato rilevato inoltre lo stato emozionale, registrando sulle apposite schede le singole reazioni suddivise, per semplicità, in gioia, tristezza/commozione e indifferenza. Vista l’eterogeneità dei grandi gruppi trattati in ogni singola seduta, si è voluto rilevare anche il linguaggio non verbale ovvero l’espressione del corpo, per dare, in un certo senso, “voce” anche agli anziani più compromessi. Infine abbiamo osservato gli anziani con comportamenti disturbanti per capire come agisce la musicoterapia su questi aspetti spesso critici.
I dati così raccolti sono stati analizzati dopo 8 sedute (circa due mesi) e dopo ulteriori 12 sedute (a circa 5 mesi dall’inizio della sperimentazione). I risultati ottenuti sono davvero incoraggianti!
La media degli anziani che partecipano (nei reparti di Casa Residenza Anziani) è di circa 20 persone a seduta con un lieve incremento dopo i primi due mesi di sperimentazione; circa il 70% di loro ha interagito con strumenti, corpo e/o voce, l’emozione predominante è stata la gioia, espressa attraverso sorrisi e verbalizzazione del proprio gradimento. Molti degli anziani maggiormente compromessi, osservati nella loro gestualità, apparivano più rilassati ed in alcune delle persone generalmente molto passive sono stati notati lievi movimenti (delle mani e/o dei piedi). L’osservazione sui disturbi del comportamento ha poi aperto ad un’importante valutazione: alcuni ospiti con condotte disturbanti quali movimenti ripetitivi e vocalizzazioni, presenti immediatamente prima della seduta, sospendevano questi atteggiamenti durante l’attività e immediatamente dopo. Abbiamo dunque deciso in équipe di programmare, progettare ed attuare sedute individuali con Daniela, affetta da encefalopatia che determina grave compromissione cognitiva, quasi totalmente incapace di esprimersi verbalmente (se non con vocalizzazioni pressoché continuative) ma, evidentemente, capace di emozionarsi, gioire e comunicare attraverso il linguaggio universale della musica. Così con la musicoterapeuta abbiamo elaborato una scheda più dettagliata per le attività individuali, per rilevare anche la mimica facciale e lo sguardo delle persone trattate individualmente. Anche in questo caso i dati emersi sono apparsi rilevanti: Daniela, inizialmente contratta e chiusa in se stessa, dopo poche sedute ha cominciato a sorridere, a pronunciare alcune parole delle canzoni, a rilassarsi e a muovere il corpo a ritmo di musica, e …a chiamare Rosi! Questi risultati, emersi con evidenza grazie ad un adeguato impianto metodologico, ci incoraggiano a proseguire, con schede di monitoraggio ulteriormente dettagliate al fine di rilevare anche lo stato del respiro (utile soprattutto nelle sedute con le persone con “Grave Disabilità Acquisita”).
Per concludere questa panoramica sugli effetti benefici che la musicoterapia ha all’interno dei Servizi di ASP Città di Bologna, riporto una personale osservazione: all’inizio di questo percorso ci attendevamo diversi risultati: alcuni prevedibili, altri auspicabili e infine perché no? Qualcuno sorprendente! Ci si aspettava che soprattutto gli anziani più integri
a livello cognitivo avrebbero partecipato attivamente e con buon gradimento a questa attività, vivendola come un momento di rottura della propria routine, come una proposta di svago e divertimento. Era poi auspicabile che il coinvolgimento non fosse solo degli anziani ma anche dei familiari e del personale in turno: entrando nei servizi quando Rosi lavora non è raro vedere operatori socio sanitari, infermieri, responsabili attività assistenziali e medici che si fermano ad ascoltare e ballano al ritmo frenetico dei tamburi, contagiati dall’atmosfera di festa. Davvero un bel segnale, che va nella direzione della sempre maggiore umanizzazione dei luoghi di cura.
Infine, con grande soddisfazione, non si sono fatti attendere nemmeno quei risultati che, in quanto inaspettati, ci hanno sorpreso ed entusiasmato. Le persone con gravi compromissioni, spesso completamente statiche e chiuse rispetto agli stimoli proposti, rappresentano sfide quotidiane nella nostra realtà; di giorno in giorno si lavora nel tentativo di offrire loro un livello di assistenza e di cura che si può solo ipotizzare sia il migliore.
Grazie alla musicoterapia alcune delle persone che non riescono più ad esprimersi hanno ritrovato il modo di comunicare attraverso i gesti, le espressioni del corpo e le emozioni.
Questo è quello che la musica può fare…
 
Tratto dal periodico di informazione di ASP Città di Bologna_Mosaico News nr.3/2015