Quando ha iniziato a lavorare in via di Saliceto?
Sono arrivata la prima settimana di apertura. Accoglievamo man mano gli anziani in arrivo dalla struttura di viale Roma, da cui provenivo anche io come operatrice. Abbiamo messo tanta energia per accoglierli in una struttura così grande e siamo stati da subito una grande famiglia, poi entravamo in un posto bello, dove tutto era nuovo, anche gli arredi. Il trasloco è stato molto impegnativo, tiravamo giù di tutto da pulmini e ambulanze, letti, valigie… E allo stesso tempo dovevamo rispettare gli orari di sveglia, igiene, colazione, consegna turni... Ci scambiavamo fra operatrici le informazioni sugli ospiti, a seconda dei reparti di provenienza e di quelli a cui erano destinati.
 
Com’è oggi una giornata tipo nella Casa?
Si inizia alle 7 con lo scambio di consegne tra infermieri e operatori per organizzare la mattina. Poi gli anziani vengono alzati, lavati, vestiti, e dalle 8,30 si cominciano le colazioni. Chi deve essere medicato sta a letto, poi, se necessario, rimane lì a fare colazione, aiutato dagli operatori. Entro le 11,30 sono tutti in piedi, perché, se i medici non danno indicazioni diverse, cerchiamo di alzare tutti, anche per poche ore. Arrivano poi le animatrici che coinvolgono gli anziani in un’attività, mentre noi operatori mettiamo in ordine. A mezzogiorno c’è il pasto, con la responsabile di reparto che sta al carrello degli alimenti perché conosce la dieta di ognuno, e gli operatori fungono da camerieri e, quando serve, imboccano gli ospiti. Anche i parenti possono accompagnare gli ospiti a tavola.
Poi si torna in stanza per il riposo pomeridiano e c’è il cambio turno degli operatori, con il passaggio di consegne al personale del pomeriggio, affinché i colleghi abbiano una conoscenza completa su come si è svolta la mattina per ogni ospite e per l’intero reparto. Dopo il riposo, cambiamo il pannolone e facciamo alzare le persone, sempre se non vi è la contrarietà del medico. Nel pomeriggio gli operatori svolgono il programma indicato dall’animatrice di reparto; ad esempio leggere un articolo di giornale, ascoltare la musica, ballare, anche coinvolgendo i parenti presenti. Ogni giorno si fa un’attività diversa, si beve una tisana e si va a cena alle 18. Un’ora dopo inizia l’accompagnamento al letto e arrivano l’operatore notturno e l’infermiere.
 
Qual è il vostro rapporto con le persone che assistite?
Io sono una vecchia operatrice, ho iniziato nel 1986. Vengo da una scuola che concepiva questa attività più come una missione che come un lavoro. Non si tratta solo di arrivare alla fine del mese, bisogna sentire che stai facendo qualcosa... Qui uno sguardo particolare, un grazie da un nonnino o da un parente, ti cambiano la giornata. E’ una professione, non può farlo chiunque questo lavoro, e l’umanità è fondamentale.
 
Tratto dal periodico di informazione di ASP Città di Bologna_Mosaico News nr. 3/2015