"Il gioco dei sassi “Manatta”[1] " del Centro sociale ricreativo culturale Il Mulino

 

Si gioca con 5 sassolini (non tanto grandi, devono stare agevolmente nel pugno). I sassolini si posano in terra e i giocatori vi si accoccolano intorno. Si gioca a turno, con una sola mano, in due o più persone. I giocatori di turno deve prendere un sasso, lanciarlo in alto, raccoglierne rapidamente uno di quelli a terra e riprendere al volo il sasso lanciato prima che cada a terra. Ora ha due sassi in mano; ne deve lanciare in aria uno, raccogliere un terzo sasso a terra e prendere al volo quello lanciato in aria. Così di seguito finché ha raccolto e tiene in mano tutti i sassolini. A questo punto ripete di nuovo le sequenze per rimettere a terra i sassolini.

Se il sasso volante ricade a terra senza che venga ripreso, oppure se non si raccoglie o non si deposita ogni volta un sassolino prima di riprendere quello volante, si commette errore e si passa la mano a un altro giocatore. Il gioco può essere variato cambiando il numero dei sassetti da prendere e/o da lanciare. La fantasia permette di fissare regole e sequenze nuove da condividere rigorosamente con i giocatori.


Arturina

Quando la maestra entrava in classe ci si alzava in piedi: “Buongiorno signora maestra”. La maestra mi diceva: “Castaldini lingua lunga, chiacchierona!”

In matematica sono sempre andata bene… non c’erano mica tante calcolatrici o computer allora! Adesso è roba da ridere! Noi facevamo tutti i conti a mente!

Ci davano sempre tanti compiti da fare a casa! Ho studiato tante poesie.

Le classi erano miste, maschi e femmine.

 

Gemma

Sono andata a scuola nel ’42. Allora partivamo proprio da zero, dai puntini, dalle aste. Ne facevamo dei quaderni interi per imparare a rispettare le righe, prima con la matita, poi con l’inchiostro e il pennino.

Durante la guerra, se c’era pericolo di bombardamenti non andavamo a scuola, per questo molti ripetevano l’anno. Io andavo a scuola a piedi, facevo 3 Km, ho fatto solo fino alla IV poi sono stata a casa perché avevo una sorella più piccola e una appena nata. La mamma doveva andare a lavorare e io ero l’unica che potevo “stare dietro” alle sorelline. Eravamo sette sorelle e un fratello. A scuola ero brava per davvero e ho pianto tanto quando sono stata costretta a stare a casa! A merenda, quando andava grassa, c’era mezza mela oppure l’uva (chi l’aveva) e un pezzettino di pane.

Durante la ricreazione, quando era bel tempo andavamo in cortile a giocare a Luna: con il gesso si segnavano le caselle, poi si lanciava il sasso e si saltava da una casella all’altra. Mi ricordo il primo giorno di scuola, il mio grembiulino era nero, arricciato in cintura con un nastro nero sulla schiena, un bel colletto bianco con il bottone e l’asola e la righina rossa sul braccio (Classe I). La cartellina di cartone co

n il manico che dopo una settimana non c’era più e la mia mamma ci ha messo una corda che mi tagliava le mani. Altri non avevano la cartella e legavano i libri con un elastico.

 

Pasqua ricorda che il suo babbo faceva il bovaro e lei al mattino si alzava prestissimo per tenere la cavezza ai buoi finché non imparavano il giro. A quel punto andava via dal campo e andava a scuola.

Luciana ricorda che si faceva molta ginnastica: si marciava e si facevano i “saggi” con i cerchi, si cantava “Giovinezza” e “Faccetta nera”.

 

Valeriaricorda che la maestra Maria Carnevali, quando non si frequentava la scuola a causa dei bombardamenti, si recava nelle case a consegnare i compiti ad ogni bambino e poi passava a ritirarli per correggerli.

 

Elmo

Tutte le mattine si faceva l’appello e la preghiera. Ogni bambino adottava un militare; doveva pregare per lui e scrivergli qualche letterina. Quando entrava in aula qualcuno, il capoclasse diceva: “manipolo attenti!” e noi ci alzavamo tutti in piedi, poi “riposo!” e noi ci mettevamo a sedere. Ricordo inoltre che facevamo la raccolta del ferro per la patria.



[1]Le parole in dialetto, spesso virgolettate, potrebbero non rispettare le regole del dialetto scritto.

Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato a questo fascicoletto.

Questo fascicoletto è frutto di testimonianze orali non verificate nei documenti.