"Quando a Bentivoglio c’era un’isola" del Centro sociale ricreativo culturale Il Mulino
Una volta a Bentivoglio c’era un’isola.
Il Canale Navile si divideva in due rami a PALAZZO ROSSO e si riuniva di nuovo in un unico ramo dietro a PALAZZO VIVAIO formando così un’isola.
Sull’isola sorgevano degli edifici: PALAZZO ROSSO fatto costruire da Carlo Alberto Pizzardi.
Il palazzo, opera dell’architetto Rubbiani, prende il nome dal colore della facciata. Al suo interno si trovano numerose pitture murali, soprattutto nella SALA DELLO ZODIACO che si apre su un grande balcone sul Navile in direzione di Bologna.
IL MULINO con le macine che funzionano grazie alla forza dell’acqua del Navile. Vittorio Calanchi ricorda che negli anni 1930/40, i contadini delle campagne circostanti portavano il grano con i carri trainati dai buoi o i barrocci trainati dai cavalli. Il grano veniva immagazzinato nei granai situati nei piani superiori dell’edificio. Il sollevamento veniva fatto tramite nastri elevatori. Dapprima il grano veniva pulito e preparato per la macinazione, passava attraverso una macchina lava grano, successivamente veniva depositato in appositi cassoni dove restava per 24 ore poi iniziava la lavorazione: passava attraverso 7 cilindri di acciaio e diventava via via sempre più fine. I prodotti della macinazione erano: farina di tipo 0, doppio 00 e semolino di grano tenero. I sottoprodotti (destinati all’alimentazione degli animali) erano: la crusca, il cruschello e il farinaccio. La lavorazione del granoturco era molto più semplice: avveniva tramite una macina fatta di pietra speciale. Nel nostro mulino sono state funzionanti fino a 14 macine e in un anno sono stati macinati fino a 70.000 quintali di granoturco. A quei tempi la polenta era l’alimentazione più diffusa. I contadini tornavano a casa con la farina e gli altri prodotti che servivano per la famiglia e la produzione in eccedenza veniva venduta. Nel 1980 il mulino è andato in pensione, per la lavorazione del grano e del granoturco ora si utilizzano tecniche diverse, più moderne.
LA PILA DEL RISO dove veniva pulito e brillato il riso che arrivava dalle risaie che circondavano Bentivoglio. Il riso veniva trasportato su barconi trainati da un robusto cavallo. Ora la parte adibita a pila da riso non la vediamo perché è crollata insieme a gran parte della torre del castello. Sono state minate e poi fatte esplodere dai tedeschi alla fine della II guerra mondiale con l’intento di ostruire con i calcinacci dei due edifici la Via Saliceto e ritardare così l’avanzata degli Alleati.
UN PONTE GIREVOLE situato davanti al mulino che, quando era aperto, permetteva il passaggio delle barche e quando era chiuso il passaggio dei carri e delle persone.
LE PARATOIE che venivano aperte e chiuse per regolare il livello dell’acqua e permettere così il passaggio delle barche.
“I SUSTGNEN” dove le lavandaie andavano a lavare e risciacquare il bucato.
IL PALAZZO DELL’OROLOGIO abitato da famiglie. Al piano terra c’era una ferramenta e la pesa pubblica.
I CASETTI abitati da parecchie famiglie. Nara ricorda che vicino al muro del Canale c’era un alberone molto grande e un bel prato verde dove i bambini giocavano e le donne stendevano il bucato.
IL PALAZZO VIVAIO, a tre piani, così detto per il gran numero delle persone che vi abitavano, fu fatto costruire da Carlo Alberto Pizzardi per i suoi dipendenti. Al piano terra c’era la falegnameria della famiglia Guidi dove si costruivano e si aggiustavano barche, mobili, carri, botti… e il fabbro con la fucina forgiava le parti in ferro per gli aratri, i carri, i calessi, le botti, le porte… Le cantine erano situate sotto al palazzo, mentre i granai erano in fondo a nord proprio dove i due rami del Navile si ricongiungevano in un unico corso per proseguire verso il fiume Reno.