Spostare è cambiare
Intervista al pittore Marco di Mauro
di Francesco Penta (animatore del Centro Servizi Lercaro)
Siamo giunti alla fine di un’esperienza creativa particolarmente impattante per i soggetti coinvolti e dall’esito artistico di indubbia suggestione, ci racconteresti quali aspetti in particolare hanno ispirato il tuo percorso da artista?
Il contatto con la persona con demenza è stato di per sé la base di partenza che ha nutrito la mia immaginazione. Il libero fluire di pensieri destrutturati e, apparentemente, privi di logica mi ha fatto concepire l’idea di un puzzle in cui tutto si incastra alla perfezione, ma con la possibilità che tutto sia rimescolato nel contenuto, semplicemente spostando le tessere! L’opera finale diventa un essere in movimento, dalle cornici che racchiudono senza chiudere, ma aprono ad un senso altro, al di là del dato visibile. Le aperture laterali della cornice, insieme a quelle superiori e inferiori, permettono alle tessere di uscire e cambiano tutto il significato dell’opera. Spostare è dunque cambiare. Un po’ come la demenza: cambia il punto di vista delle cose, ma non immobilizza; racchiude i pensieri in forme frammentate e sfumate nella memoria, ma che possono riaffiorare nella mente, se sollecitate con stimoli specifici, in un nuovo incastro che parla comunque di ogni artista-creatore di quell’opera. Anche in una condizione di frammentarietà è possibile trovare un pezzo nuovo di storia personale, con una sua bellezza e straordinarietà.
Come è stato il tuo rapporto con gli anziani e in cosa credi ti abbia arricchito un lavoro in stretto contatto con loro? Dal tuo punto di vista, quale aspetto del laboratorio è stato maggiormente caratterizzante?
Gli anziani sono stati per me come i colori splendidi della tavolozza. Di ogni singolo colore ho cercato le sfumature più particolari. Miscelandoli ho provato ad interpretare i loro racconti di vita e le immagini che volevano rappresentare nella composizione personale. Ho cercato di propormi con umiltà e desiderio di ascoltare il più possibile quanto poteva arrivarmi da ognuno di loro, dalla loro storia. E quando non erano in grado di usare le parole ho provato a lasciarli liberi di usare i colori a loro piacimento. E’ stato molto emozionante! Ho esperienza con anziani e disabili da circa dieci anni e ogni volta è come la prima volta: non sai mai chi incontrerai e cosa avrà da dirti. Ogni volta mille domande: collaboreranno con me? Troverò la chiave per mettermi in contatto con loro? Ogni volta è un’avventura e una sfida anche personale. Qui a Lercaro credo che abbia funzionato ancora di più la presenza di un team felice e altamente collaborativo. Intendo ringraziare tutti coloro che hanno permesso di dare sfogo alle mie visioni, supportandomi materialmente e ascoltando le mie intenzioni. Sono un artista, imprevedibile ed istintivo, dalle idee lampo che vanno acchiappate al volo, altrimenti si perdono. Grazie perciò a Raffaella, a Francesco, agli oss, alla disponibilità e alla partecipazione dei parenti e delle tirocinanti. E un grazie speciale anche al mio amico Paolo Morsiani della falegnameria IABLU di Modena che ha accolto subito l’idea del puzzle intagliando il pannello in tempi strettissimi.
Quale pensi sia il futuro dell’arte pittorica, o comunque dell’arte in generale, all’interno di servizi sociali destinati ad anziani non autosufficienti?
E’ dato noto a molti che l’arte ha un’alta funzione terapeutica per l’essere umano in tutte le stagioni della vita. Credo però che far entrare queste esperienze esterne in un programma di attività sia un’occasione, per gli anziani e per chi gravita attorno a loro, di avere un appuntamento con la vita “fuori”, di assaporare il piacere delle cose speciali ancora possibili anche nella sofferenza, nel disagio o nella solitudine. E poi diciamocela tutta: aggregarsi e condividere un’esperienza fa bene proprio a tutti, sempre! Anche a noi artisti spesso chiusi nel nostro mondo. Perciò mi piacerebbe immaginare un’arte, e un sistema legato ad essa, disponibile ad utilizzare gli spazi e gli ambienti, per esempio, di una CRA in cui allestire mostre e vernissage. Sarebbe un bel futuro stimolante che aggiungerebbe qualità alla vita di tutti coloro che potrebbero prendere parte, magari non solo come spettatori ma anche come artisti d’occasione. A questo punto cominciamo da Lercaro e andiamo a godere della splendida creatura appena nata. E in ultimo l’augurio personale di poter ripetere un’esperienza simile negli anni che verranno.
Tratto dal periodico di informazione di ASP Città di Bologna - Mosaico News 1/2015