La storia è semplice, quasi naturale se non fosse per la rarità con cui si la vede accadere in un servizio socio-sanitario pubblico. Oscar e Giannina, marito e moglie da più di cinquant’anni. Insieme da una vita,  insieme fino alla fine.
Oscar abita nel Nucleo Tiglio della Casa Residenza Giacomo Lercaro fino a novembre 2015 quando può “ricongiungersi” fisicamente con tutta la famiglia grazie all’arrivo di Giannina nell’altro nucleo, denominato Ulivo. Come rinunciare alla possibilità che la struttura diventi ancor più “casa”?! Detto, fatto! Una camera doppia del reparto Ulivo si trasforma in “matrimoniale” con un tocco di modernità per via dei letti che rimangono vicini senza unirsi, al fine di permettere le mobilizzazioni dei due anziani.
Fino ai primi giorni del mese di marzo 2016, quando Oscar ci saluta nel sonno, la gioia dei figli e dei nipoti ha il sapore della dimensione casalinga. Vengono scattate tante fotografie perché questi momenti siano indelebili; perché il tempo non sbiadisca i contorni di questo presente che, a volte, apre a qualche battuta: i due genitori non comunicano tra di loro per via della demenza in fase grave. Eppure “qualcosa” avviene e non passa inosservato agli occhi di chi è allenato a vivere accanto agli anziani residuali.
Quando Oscar e Giannina sono accanto in soggiorno o nel corridoio, piuttosto che in camera o in sala da pranzo, il respiro si fa placido, il corpo si rilassa quasi sentisse la presenza dell’altro. Non ci sono parole, ma ad “animare” questi momenti sono i racconti dei figli, che ben accettano di condividere episodi di vita familiare del passato e di costruire un album di ricordi in cui, ora, entriamo anche noi del Centro Servizi Lercaro, in punta di piedi senza progettare attività strutturate.
Ci limitiamo ad invitarli alle feste e ai piccoli eventi in programma per il periodo natalizio; momenti che diventano la cornice più tradizionale in cui riannodare i legami, rinsaldarli con l’affetto primitivo e profondo che Oscar e Giannina riescono a trasmettere ancora non solo a parenti ed amici, ma a tutta la comunità della struttura.
Per noi che quotidianamente operiamo nel sociale, i coniugi Felizzi sono stati uno dei più bei “regali” che il sistema dei servizi poteva riservarci. Grazie a questa esperienza di ricongiungimento familiare il tempo del nostro lavoro ha acquistato un’ulteriore significazione, rafforzandosi delle emozioni che nascono dall’entrare a far parte della loro storia di vita.
 
Tratto dal periodico di informazione di ASP Città di Bologna_Mosaico News nr. 2/2016