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Avviso per l’individuazione di soggetti del Terzo Settore per la coprogettazione e successiva eventuale collaborazione in qualità di Partner di ASP Città di Bologna e del Comune di Bologna per il Progetto Fami.

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Avviso per l’individuazione di soggetti del Terzo Settore per la coprogettazione e successiva eventuale collaborazione in qualità di Partner di ASP Città di Bologna e del Comune di Bologna interessati alla presentazione di una proposta progettuale per la realizzazione di azioni di sistema volte a rafforzare la prevenzione ed il contrasto alla violenza (fisica, psicologica, di genere, sessuale, assistita, patologia delle cure) nei confronti dei minori stranieri. Potete trovare la documentazione completa in Bandi di gara.

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La nuova vita dei “ciappinari”: da senza dimora a tuttofare grazie al progetto CIAP

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Non solo al Condominio SCALO, ma anche al Centro Beltrame, la più grande struttura di accoglienza di Bologna che arriva ad ospitare circa 120 persone, i senza dimora diventano protagonisti. Il progetto in questione si differenzia però da quello di “Gira la Cartolina”, perché in questo caso i senza dimora possono lavorare come tuttofare veri e propri, aiutando aziende e associazioni del territorio bolognese sotto qualsiasi aspetto. Questo progetto si chiama “CIAP” e oggi te ne parleremo in maniera approfondita, spiegandoti anche quali sono le mansioni che vengono svolte quotidianamente dalle persone del Centro Beltrame. Nascita del progetto CIAP Il Centro Beltrame nasce inizialmente come dormitorio. Si trattava in sostanza di una risorsa per far dormire i senza dimora, una sorta di asilo notturno, dove la cosiddetta guardiania prevedeva anche il controllo costante dei “vigili urbani “. Per fortuna questa situazione evolve negli anni e con una certa gradualità si arriva ad un vero e proprio progetto sociale, che vede la persona accolta nella sua individualità e specificità. Tale evoluzione è stata possibile grazie all’impegno della Cooperativa Società Dolce che gestisce la struttura e alla volontà di Asp Città di Bologna e del Comune di Bologna. Ed ecco che si arriva alla costruzione del Laboratorio Belle Trame e allo sviluppo del progetto CIAP, nato ufficialmente come start up nel 2018, ma già attivo e sperimentato di fatto negli anni precedenti. Il nome del progetto in questione poi è alquanto singolare, perché proviene dalla parola “ciappinaro”, che in bolognese significa “tuttofare”. Solo che in questo caso i ciappinari non sono i classici artigiani, ma persone senza dimora che si sono reinventati come tuttofare e che diventano i veri protagonisti del progetto CIAP. Chi sono i “ciappinari” e come aderiscono al progetto All’interno delle attività interne, la struttura della Cirenaica offre la possibilità ai senza dimora di mettersi alla prova, dietro compenso, e svolgere proprio deipiccoli lavori, a seconda della loro naturale propensione. Gli operatori osservano e monitorano le capacità di ciascuna persona, per capire se davvero una mansione può fare al caso suo o no. E nella maggior parte dei casi si assiste a persone che sono davveromolto abili e capaci nel loro nuovo mestiere. Attualmente, ogni persona del centro Beltrame non ha solo un educatore di riferimento, ma ha anche un progetto specifico, al quale viene condotto tramite tirocini, colloqui e mansioni retribuite. Il Centro Beltrame ha anche molte associazioni all’interno della Cirenaica con cui ha instaurato negli anni una relazione, cercando di capire ogni volta quali fossero i bisogni più ricorrenti. Tra questi, vanno menzionati certamente le collaborazioni con Mercato Campi Aperti, Spazi Aperti, Mercato Sonato, ma anche con diverse associazioni sportivecome l’Associazione Sportiva Acquabluche hanno creato una vera e propria palestra popolare all’interno della struttura. Tutte queste realtà hanno bisogno di piccole manutenzioni e aiuti giornalieri per mantenersi al massimo dell’efficienza. Ed è così che i ciappinari sono entrati in gioco maggiormente, dato che sono stati impiegati direttamente con le associazioni. Queste ultime infine, in accordo proprio con i senza dimora, emettono il pagamento, valorizzando in questo modo le persone come lavoratori, garantendo loro anche la dignità che in passato hanno “perso per strada”. Le reazioni dei cittadini di San Donato Per la Cirenaica vedere questa struttura con ospiti disagiati e difficili da gestire nel quotidiano non è così semplice e la relazione con essi richiede un equilibrio, che va costruito in uno sforzo di comunicazione continuo. L’obiettivo è quello di continuare a lottare anche contro i pregiudizi e va fatto non semplicemente affermandolo, ma costruendo proprio progetti ad hoc come quello di CIAP, facendo capire ai bolognesi che i senza dimora non sono solo portatori di problemi, masono prima di tutto persone e anche abili lavoratori. Proprio grazie al progetto CIAP, in sinergia con il Laboratorio di Comunità Belle Trame, negli ultimi due anni i cittadini sono stati più che soddisfatti del lavoro svolto al Beltrame, perché tale progetto ha contribuito fortemente a riqualificare la zona e si è cominciato finalmente a vedere la struttura e coloro che la abitano con occhi diversi. Pubblicato il 1 settembre 2020

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La pandemia non ha fermato le buone pratiche per l’integrazione

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L'articolo pubblicato sul sito dell'Università Ca' Foscari di Venezia, capofila del progetto europeo SiforREF - Innovazione sociale per favorire l'integrazione dei rifugiati nella società e nel mercato del lavoro. Leggi l'articolo online La pandemia, in Italia come in altri paesi dell’Unione, ha avuto effetti anche sui richiedenti asilo e rifugiati inseriti percorsi di accoglienza o appena usciti da essi. Una delle prime conseguenze obbligate è stata il trasferimento dai rapporti faccia a faccia all’online e proprio in questo passaggio molti rifugiati hanno cercato di portare un proprio contributo. A Parma, nel pieno del lockdown, ad esempio, alcuni richiedenti asilo hanno realizzato dei video nelle loro lingue madri per informare e invitare a stare a casa i loro connazionali. I video, diffusi attraverso i social media, sono disponibili in inglese, ewe, bambara, urdu, amarica, pular, wolof e bangla. Intanto, a Vienna, il progetto di community cooking traslocava su Zoom: rifugiati e migranti hanno cucinato, mangiato e condiviso racconti telematicamente. Ancora a Parma, altri rifugiati hanno offerto il loro supporto ad associazioni locali per riportare alle famiglie gli oggetti personali di persone decedute in ospedale a causa del COVID-19. A Bologna, per combattere l’isolamento ha avuto un ruolo importante “Alta Frequenza”, una web radio partecipata che ha l’obiettivo di rendere protagonisti i giovani, in particolare migranti, presenti sul territorio metropolitano: rifugiati, richiedenti asilo, minori non accompagnati. Sono storie di integrazione in tempo di pandemia incontrate dagli studiosi ed esperti del progetto SIforREF (Integrating Refugees in Society and Labour Market through Social Innovation), finanziato dal programma europeo Interreg Central Europe e coordinato da Ca’ Foscari. “SIforREF - spiega la coordinatrice Francesca Campomori, professoressa di Scienze politiche a Ca’ Foscari - ha l’obiettivo di ridurre il rischio di marginalizzazione dei rifugiati e di favorirne l’integrazione sociale e lavorativa attraverso l’implementazione e la promozione di pratiche socialmente innovative che coinvolgono attivamente sia organizzazioni del terzo settore sia attori pubblici. SIforREF utilizza la co-creazione come metodo per progettare o rendere più efficaci le misure per l’integrazione dei rifugiati. La diffusione della pandemia ha inevitabilmente suscitato anche nuove piste di ricerca al progetti: ci si è chiesti in particolare come i rifugiati e richiedenti asilo stanno affrontando le misure restrittive imposte nei Paesi partner del progetto e se queste stanno inficiando i processi d’inclusione di questi individui”. La co-creazione si fonda sul dialogo, favorito dall’organizzazione di vari workshop coordinati da esperti e facilitatori, tra policy-makers, stakeholders, operatori sociali, mediatori culturali e rifugiati finalizzato a condividere i problemi e a individuare possibili modalità per migliorare le politiche di integrazione. Il progetto ambisce a creare le basi per concreti cambiamenti nelle politiche locali e transnazionali rivolte all’inclusione dei rifugiati. Il primo anno di lavoro ha permesso una mappatura di buone pratiche, ovvero tutte quelle iniziative o esperienze che funzionano e danno un effettivo contributo ai processi d’integrazione sociale, lavorativa o abitativa dei rifugiati e che possono essere facilmente replicate altrove. Un esempio di buona pratica è rappresentato dal Progetto School4Job, implementato a Bologna dalla cooperativa Arca di Noè in partenariato con ASP Città di Bologna, due scuole superiori (Liceo M. Minghetti di Bologna e l’ISS Archimede di San Giovanni in Persiceto), il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, AICIS e con il supporto della Fondazione Carisbo. Il focus dell’iniziativa è stato la condivisione di competenze tra studenti e rifugiati per la ricerca di lavoro. Attraverso numerosi incontri e l’adozione di un approccio peer-to-peer studenti e richiedenti asilo o rifugiati hanno imparato a scrivere un cv, a prepararsi ad un colloquio di lavoro e hanno rafforzato le competenze linguistiche: un italiano 'tecnico' e 'professionale', di particolare aiuto per i richiedenti asilo, e la lingua inglese o francese nello scambio richiedenti asilo-studenti. Un ulteriore esempio di buona pratica nel contesto italiano è rappresentato dal Tutor territoriale per l’integrazione, progetto avviato a Parma da CIAC onlus. L’iniziativa prevede il coinvolgimento di volontari disponibili a dare un supporto concreto ai rifugiati, accompagnandoli nei processi d’integrazione, radicamento e autonomia. “La creazione di legami solidi basati su una relazione di scambio e reciproca fiducia - spiega Campomori - sono i pilastri di questo progetto che permette ai rifugiati di ridurre l’isolamento sociale entrando in contatto con le reti sociali del tutor e ai tutor di conoscere realtà spesso dipinte con toni allarmistici da media e politica e di toccare con mano i vissuti di esclusione che sperimentano i migranti”. Il team sta lavorando anche alla creazione di uno strumento di valutazione che possa dimostrare ai decisori politici come le metodologie ispirate all’innovazione sociale possano declinarsi in concreti indicatori e dunque in specifiche linee guida. Il progetto, di durata triennale, coinvolge nove partner (università, enti di ricerca, associazioni e municipalità) provenienti da Italia, Austria, Germania e Slovenia. In particolare sono coinvolte le città di Bologna, Parma, Vienna, Berlino e Lubiana. Pubblicato il 26 Agosto 2020

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Tour organizzati dai senza dimora: ecco il progetto “Gira la Cartolina”

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Ad inizio mese vi avevamo introdotto il Condominio SCALO, una realtà innovativa fondata sul concetto di cohousing applicato alle persone senza dimora nel quartiere Porto-Saragozza. Ma avevamo lasciato in sospeso tutto ciò che riguardava il Laboratorio SCALO, ovvero il laboratorio di comunità ideato per aiutare le fasce di persone più fragili a integrarsi nuovamente con la società bolognese, realizzato dalla Cooperativa Piazza Grande e voluto fortemente da Asp Città di Bologna e dal Comune di Bologna e che ha avuto il supporto da Insieme per il Lavoro. In particolare, c’è un progetto che ha preso piede più di tutti e che rappresenta il fiore all’occhiello del laboratorio: il progetto “Gira la Cartolina”. Ecco in cosa consiste. Come nasce il progetto “Gira la Cartolina” All’interno del laboratorio SCALO è in fase di sviluppo da circa due anni la startup “Gira la Cartolina” con lo scopo di creare opportunità di reddito vantaggiose per le persone più fragili economicamente , sfruttando le abilità e le capacità di ciascuno di loro. Il laboratorio SCALO, infatti, nasce dall’idea di raccontarsi ed espandere questo messaggio alla comunità, invece che rimanere confinati all’interno delle mura del Condominio SCALO. Come accennato in precedenza, Gira la Cartolina è il progetto principale del laboratorio di comunità, anche perché è l’unico che ha come obiettivo un vero e proprio reddito alle persone più bisognose. Il colore diverso che questo progetto vuole dare è quello di voler raccontare la città e la storia che essa ha da offrire conocchi diversi, mettendosi dal punto di vista di chi questa città la vive tutti i giorni e la conosce nei minimi dettagli. La scelta per i prossimi tour è ricaduta proprio su Porto-Saragozza in un’ottica di riapertura, proprio per far vedere il quartiere in maniera diversa, dove la tematica è quella della resistenza di ieri e di oggi. I Narratori: il nuovo ruolo dei senza dimora Ma chi è che effettivamente prende parte a questo progetto e lo cura? Sono proprio i senza dimora, che rivestono il ruolo di narratori, accompagnano in giro per Bologna turisti, ma anche cittadini, per far scoprire loro curiosità e aneddoti sulla città finora sconosciuti. Le persone senza dimora che partecipano a questo progetto ovviamente non improvvisano nulla. Insieme a guide autorizzate e specializzate seguono infatti svariati corsi di formazione, organizzati grazie ai fondi del Comune di Bologna, per poter apprendere al meglio questo mestiere. L’idea di fondo di questo progetto è dunque quella di parlare del quartiere attraverso gli occhi di chi lo vive quotidianamente, attraverso una narrazione esperienziale e artistica, che troppo spesso è passata inosservata. Coloro che nutrono la volontà e la passione nel narrare e nel narrarsi attraverso I luoghi partecipano al progetto Gira la Cartolina. Non a caso, gli acccompagnatori in questione hanno in comune la passione per l’arte, i quadri, nonché una propensione naturale al parlare in pubblico e intrattenere le persone. Grazie a questo progetto le persone più deboli e fragili possono finalmente uscire dal proprio disagio, diventando protagonisti e riuscendo ad essere al centro dell’attenzione. Le reazioni del quartiere e dei cittadini al progetto L’aspetto più positivo di tutto il progetto è il fatto che Gira la Cartolina ha raccolto tantissime adesioni e consensi, non solo da parte dei turisti, ma proprio dai bolognesi stessi, che hanno apprezzato fin da subito questa nuova tipologia di tour proposta dal laboratorio SCALO. Infatti, ci sono stati casi in cui alcune persone del quartiere hanno addirittura chiesto di poter svolgere attività come volontari. E se altre persone o passanti vedono che si svolgono attività insieme, è naturale che ci sia una percezione diversa e sicuramente migliore del progetto nel suo insieme. Basti pensare che nell’estate del 2019 Gira la Cartolina ha avuto così tanto successo che ha dovuto persino sospendere i tour, perché erano andati sold out e c’era troppa richiesta da parte dei turisti. Quest’anno purtroppo l’emergenza Covid ha scombussolato i piani e le aspettative, ma da giovedì 27 agosto il progetto Gira la Cartolina è pronto a tornare più forte di prima, ovviamente con tutte le doverose misure di sicurezza. Sono già stati infatti programmati, e inseriti all’interno del cartellone di Bologna Estate, 3 giovedì di tour fino a fine settembre (27 agosto, 10 settembre e 24 settembre). L’obiettivo è quello di organizzarne tanti altri ancora, così da poter tornare a raccontare il quartiere Porto-Saragozza e la città di Bologna da un’altra prospettiva, con narratori d’eccezione. Se volete partecipare ad uno dei tour in questione basta scrivere a questo indirizzo email e prenotarsi: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. document.getElementById('cloak1c27cd06c7ea724ec24774c1b154f2b9').innerHTML = ''; var prefix = 'ma' + 'il' + 'to'; var path = 'hr' + 'ef' + '='; var addy1c27cd06c7ea724ec24774c1b154f2b9 = 'giralacartolina' + '@'; addy1c27cd06c7ea724ec24774c1b154f2b9 = addy1c27cd06c7ea724ec24774c1b154f2b9 + 'piazzagrande' + '.' + 'it'; var addy_text1c27cd06c7ea724ec24774c1b154f2b9 = 'giralacartolina' + '@' + 'piazzagrande' + '.' + 'it';document.getElementById('cloak1c27cd06c7ea724ec24774c1b154f2b9').innerHTML += ''+addy_text1c27cd06c7ea724ec24774c1b154f2b9+''; Vi Aspettiamo! Pubblicato il 25 agosto 2020

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Abitare_Collaborare: Bologna-Barcellona

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Riflessioni per un modello abitativo solidale e aperto è il filo conduttore che lega le città di Bologna e Barcellona, emerse in una due giorni di lavoro e scambio di buone pratiche. vedi evento Il volume appena pubblicato presenta due casi studio a confronto, tra questi Porto15, primo cohousing pubblico d'Italia, promosso dal Comune di Bologna in partnership con ASP Città di Bologna, proprietaria dell'immobile, e cofinanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale. Dalla prefazione a cura di Virginia Gieri, Assessora alla casa del Comune di Bologna: Il tema della casa, collegato allo sviluppo demografico, del turismo e della popolazione studentesca, è oggi centrale per Bologna. Ed è la questione che periodicamente sale alla ribalta come “emergenza”. La discussione aperta e continua con la città di Barcellona, testimoniata anche dalle pagine di questo volume, rappresenta la volontà di cercare risposte specifiche a esigenze contemporanee comuni a molte città europee . Leggi e scarica il volume Abitare_Collaborare:_Bologna-Barcellona Progetto Cohousing Mediterraneo dal sito di Fondazione per l'Innovazione Urbana Info e aggiornamenti da Porto15: pagina Facebook e blog Porto 15 sul sito ASP Pubblicato il 20 agosto 2020

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Manuela Campidelli è la Dirigente del Servizio Accreditamento, Formazione e Qualità

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Nuovo incarico in ASP conferito alla D.ssa Manuela Campidelli. Dal 17 agosto 2020 è Dirigente del Servizio Accreditamento, Formazione e Qualità. La posizione si configura come struttura in staff al Direttore Generale per i caratteri di strategicità e specializzazione delle materie trattate, nonché per la necessità di approccio multidisciplinare che richiede un elevato livello di integrazione con le altre realtà aziendali. Il Servizio si occupa del coordinamento, promozione e sviluppo delle attività di miglioramento continuo dei livelli qualitativi dell’erogazione delle prestazioni e servizi. Opera integrando e coordinando le competenze delle aree presenti in Azienda attuando azioni di analisi e di progettazione organizzativa, in collaborazione con le strutture aziendali interessate. La D.ssa Campidelli vanta una lunga esperienza e competenza acquisita in relazione ai processi di autorizzazione e accreditamento di strutture sanitarie e socio-sanitarie, dei relativi risultati conseguiti e dei progetti realizzati. Curriculum Vitae Pubblicato il 18 agosto 2020

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Operatori Cefal in carcere: chi sono e come aiutano i detenuti nel reinserimento sociale

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Il fine principale del carcere, lo abbiamo sempre detto, è quello di far sì che i detenuti possano essere reinseriti a pieno in società e che possano quindi diventare una preziosa risorsa per la città. Nel carcere della Dozza ci sono diverse figure che si adoperano ogni giorno per raggiungere questo obiettivo. Alcune le avevamo già illustrate negli scorsi articoli, ma c’è una figura di cui ancora non vi avevamo parlato: l’operatore Cefal. In questo post, dunque, vogliamo fare chiarezza sul suo ruolo in carcere e far capire quali sono le difficoltà che si possono riscontrare durante il reinserimento in società dei detenuti. Di cosa si occupano gli operatori Cefal Cefal Emilia-Romagna nasce con l’intento di coniugare l’esperienza nella formazione, nella consulenza e nell’orientamento al lavoro con lo sviluppo di servizi diretti al territorio e alle dinamiche sociali che lo interessano. Gli operatori Cefal sono coloro che in carcere si occupano principalmente di detenuti, in particolare della loro inclusione lavorativa in alcuni progetti finalizzati ad un reinserimento corretto e graduale nella società. Si tratta di un percorso per il recluso che può prevedere sia la formazione in aula sia tre mesi di tirocinio, ma che in alcuni casi può prevedere solo il tirocinio. Gli operatori inizialmente incontrano i detenuti e propongono loro determinati percorsi, scelti in base alle capacità e alle attitudini di ciascuna persona. E la particolarità è che i percorsi che vengono proposti non solo garantiscono la possibilità di percepire 150€ al mese (ovvero l’indennità), ma prevedono inoltre la possibilità di essere assunti in azienda, una volta terminato il tirocinio. È chiaro che l’azienda non è mai obbligata ad assumere i tirocinanti ma in passato vi sono stati alcuni casi di successo che hanno trovato possibilità di assunzione dopo il percorso di tirocinio. Mediamente è un processo che si verifica una o due volte su dieci, ma quando ciò accade è naturale che sia un successo. La collaborazione con ASP Città di Bologna L’unione con ASP Città di Bologna - Servizio Grave emarginazione adulta avviene attraverso una prassi che si è istituita nel corso degli anni, instaurando una modalità proficua per entrambe e proseguendo con la persona in questione il più possibile. Si è deciso di adottare questa modalità di lavoro perché se nell’ambito del sociale non si lavora insieme, difficilmente si raggiungono gli obiettivi preposti e il rischio di fallimento è all’ordine del giorno. Le difficoltà che si incontrano in carcere La difficoltà più grande che gli operatori Cefal riscontrano nel proprio lavoro è certamente il pregiudizio, non solo dei cittadini ma delle aziende con le quali si cerca di collaborare. Come abbiamo anticipato precedentemente, è difficile trovare aziende disponibili per i tirocini e ad assumersi la responsabilità di inserire nell’organico un ex detenuto. Quando gli operatori Cefal cercano un'azienda idonea per l'inserimento di un detenuto circa 1 azienda su 30 è disposta a collaborare. Molto spesso se la persona in questione è straniera la difficoltà é maggiore. Purtroppo le diffidenze sono ancora tante. L’elemento positivo è che quando gli operatori Cefal individuano un’azienda disponibile vuol dire che all’interno di questa azienda ci sono persone eccezionali. Infatti accade che diverse aziende si facciano carico del reinserimento del detenuto nella società con grande accoglienza e disponibilità. Continueremo a parlare dei percorsi di tirocinio per i detenuti e dei settori più appetibili nei prossimi articoli, aggiungendo nuove informazioni e dettagli molto interessanti. Per cui restate sintonizzati e non perdetevi le nuove pubblicazioni. Il fine principale del carcere, lo abbiamo sempre detto, è quello di far sì che i detenuti possano essere reinseriti a pieno in società e che possano quindi diventare una preziosa #risorsa per la città. Pubblicato il 18 agosto 2020

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Avviso di ricognizione di mercato per l’affidamento del Servizio di Manutenzione degli Impianti Antincendio installati su beni del Patrimonio Immobiliare di proprietà di ASP Città di Bologna e/o di terzi.

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Si avvisano tutti gli operatori economici interessati che ASP intende affidare il Servizio di Manutenzione degli impianti antincendio su beni del Patrimonio Immobiliare di proprietà di Asp Città di Bologna e/o di terzi, ai sensi dell’art. 36, comma 2, lett. b) del Dlgs n. 50/2016 ss.mm.ii. Importo presunto a base di gara: € 147.038,10, soggetto a ribasso percentuale, di cui oneri di sicurezza quantificati in € 2.883,10. Durata: Durata: un anno con possibilità di rinnovo di pari durata e possibile proroga di 6 mesi. La procedura di raccolta delle manifestazioni di interesse, nonché l’eventuale successivo svolgimento della gara, saranno svolti su SATER – Sistema acquisti telematici dell’Emilia Romagna, per cui si rende disponibile il seguente link: http://intercenter.regione.emilia-romagna.it. Pertanto, si sollecitano tutti gli operatori economici interessati e non ancora registrati ad iscriversi alla piattaforma SATER. La presente procedura non prevede restrizioni né limitazioni di carattere soggettivo e possono partecipare tutti gli operatori economici in possesso dei requisiti previsti, previa registrazione ed abilitazione al sistema. Per scaricare il presente avviso: Bandi di Gara

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Condominio SCALO: il cohousing dei senza dimora

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Poco fuori dalle mura del centro di Bologna, nel quartiere Porto-Saragozza, si trova una delle strutture più interessanti del panorama cittadino, per quel che riguarda la Grave Emarginazione Adulta. Stiamo parlando di Condominio SCALO, una struttura di Cohousing sociale, ma anche Laboratorio di Comunità, gestito dalla coop. sociale Piazza Grande su mandato di ASP e del Comune di Bologna, e finanziato anche grazie ai fondi Pon Metro e Pon Inclusione. Vediamo nello specifico in cosa consiste e come funziona la vita all’interno di questa struttura. La creazione del Condominio e Laboratorio SCALO Il Servizio è articolato in un centro di accoglienza (Condominio SCALO) ed un laboratorio di comunità(Laboratorio SCALO)afferenti alla rete di contrasto alla Grave Emarginazione Adulta ed è attivo da poco più di due anni, da aprile 2018 per la precisione. L’idea che si cela dietro la nascita di Condominio e Laboratorio SCALO è l’apertura verso il quartiere Porto-Saragozza, così che possa diventare un punto di riferimento per il quartiere stesso e per i cittadini che lo abitano. In cosa consistono Condominio e Laboratorio SCALO Condominio SCALO è un servizio di accoglienza rivolto in particolare a persone adulte e anziane in condizione di marginalità e di grave esclusione sociale, con specifiche condizioni quali la giovane età, l'anzianita', l’orientamento e l’identità sessuale, la vita in coppia o la recente uscita dal carcere, la cui accoglienza è finalizzata alla valorizzazione delle capacità e potenzialità delle persone accolte. Il laboratorio di comunità (Laboratorio SCALO), che rientra fra le azioni previste nell’ambito del Pon Metro, vuole essere invece un polo di attrazione a livello cittadino, che favorisca la contaminazione culturale e la compresenza di differenti fasce d’età e background sociale. Il fine ultimo consiste dunque nel rafforzare non solo i legami sociali, l’inclusione di fasce escluse e la capacitazione personale e di gruppo, ma anche l'attivazione dei soggetti più deboli e in difficoltà. Come funziona la vita all’interno del Condominio SCALO Il Condominio SCALO presenta una struttura molto semplice, formata in totale da 10 stanze con 20 posti letto in camere doppie. Con salotto e cucina in comune, così da favorire l’aggregazione e l’aiuto reciproco per mantenere abitabile il couhousing. La vera sfida è stata di scommettere sulla progettazione della vita all’interno del Condominio, con assemblee settimanali dove si decidono sia le attività da svolgere in laboratorio, sia le regole di convivenza da mantenere. Si è deciso così di dare regole di minima (ad esempio il fatto di non far dormire persone esterne all'interno della struttura o di non fumare al suo interno), ma di lasciare spazio anche alle assemblee settimanali per la gestione di tutte le altre regole che si decidono insieme. La permanenza all’interno del Condominio SCALO può variare e di solito si aggira sui 6-12 mesi. Ma è naturale che ci siano alcuni target di persone che escono prima (come gli anziani), perché per loro è più facile trovare soluzioni abitative ad hoc e reddito attraverso la pensione sociale. Per quanto riguarda invece le difficoltà, quella che si registra maggiormente è il fatto di non avere a disposizione molte soluzioni abitative che tengano conto delle fasce di popolazione con reddito basso. In questo articolo abbiamo accennato alla presenza del Condominio SCALO, senza però soffermarci troppo sul Laboratorio di comunità vero e proprio. Quest’ultimo, infatti, sarà oggetto di discussione in uno dei prossimi articoli, nel quale approfondiremo in particolare un progetto che ha preso piede negli ultimi mesi e che ha coinvolto non solo gli abitanti di Condominio SCALO, ma anche tantissimi cittadini bolognesi: Gira la Cartolina. Rimanete dunque sintonizzati per nuovi approfondimenti, vi porteremo alla scoperta concreta del progetto Gira la Cartolina, come non lo avete mai visto prima! Pubblicato l'11 agosto 2020

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Utilizzo delle donazioni ricevute durante la campagna di solidarietà

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Le sfide poste dalla pandemia ai Servizi per anziani, ma non solo, sono alte e complesse. Ogni giorno cerchiamo di far fronte all’emergenza legata al Covid-19 e di garantire agli ospiti dei nostri servizi la massima tutela ma anche e soprattutto una qualità di vita fatta di cure e di contatti, per quanto possibile. Partita lo scorso 25 marzo, la campagna di solidarietà promossa da ASP Città di Bologna mirava proprio a sensibilizzare tutta la comunità bolognese circa i bisogni affrontati nella situazione di emergenza legata al Covid-19, una richiesta di aiuto e risorse a tutta la città per aiutarci a curare e preservare la parte più fragile e vulnerabile della comunità: i nostri anziani. Numerosissimi sono stati i gesti di solidarietà che ci hanno aiutato ad adeguare i servizi alla situazione di emergenza, a proteggere gli operatori nello svolgimento del proprio compito di assistenza e le persone che assistiamo quotidianamente nelle strutture residenziali e a domicilio, persone anziane con patologie croniche ed estremamente vulnerabili. I nostri operatori stanno dedicando al massimo le loro competenze ed energie, ed è a nome loro e di tutto il personale di ASP che desideriamo ringraziare ancora una volta chi ci ha aiutato. Di seguito alcuni grafici sui dati di costo coperti dalle donazioni: Pubblicato il 10 agosto 2020

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Intervista di Ètv alla D.ssa Bruno sull'apertura dei Centri Diurni di ASP Città di Bologna

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L'emittente televisiva Ètv si è rivolta alla direttrice servizi alle persone di ASP Città di Bologna Irene Bruno. “Pensiamo di riaprire tre centri dopo Ferragosto, entro agosto-settembre li riapriremo tutti”. Intervista di giovedì 6 agosto 2020

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Quali nuovi strumenti di riduzione del danno si possono portare a Bologna, sull’esempio di avanzate esperienze europee?

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ASP ne sta ragionando insieme ad Open Group e all'Azienda USL di Bologna, sulla base dell’esperienza del progetto europeo Erasmus + KA1 “Mobilità nelle Pratiche alternative di interventi locali di riduzione del danno”, concluso da poco. Scopo del progetto, far acquisire nuove competenze ai social worker, agli operatori sanitari e ai funzionari del pubblico e del privato sociale. All’interno del progetto Erasmus +, nel novembre 2019, una delegazione si è recata ad Amsterdam per una settimana per conoscere direttamente alcuni dei servizi di riduzione del danno presenti in città. Il gruppo di lavoro ha visitato quattro Drop-In gestiti dall’associazione Stichting de Regenboog Groep, tre di questi hanno al loro interno una Drug Consumption Room (Stanza del consumo), in cui le persone utilizzano le sostanze in maniera controllata. Guarda il video: Nella città di Den Haag è stato invece visitato il servizio Woodstock, il cui target principale è costituito da consumatori di sostanze over 50. Ha una capienza massima di 40 persone, ognuna di queste ha un suo miniappartamento indipendente. All’interno del proprio appartamento gli ospiti possono consumare sostanze in maniera libera. Possono ricevere alcune visite, non più di una persona per volta e possono uscire quando vogliono. Oltre agli appartamenti ci sono delle aree comuni e un’infermeria in cui gli ospiti possono assumere la propria terapia. Alcuni degli ospiti sono all’interno dell’Heroin Program, un programma di somministrazione di eroina medica in ospedale. Gli ospiti che sono all’interno di Woodsotck usufruiscono di una sorta di “Reddito di Cittadinanza” con il quale pagano la retta. Oltre agli incontri con gli operatori, ci sono stati momenti di scambio con esponenti della municipalità di Amsterdam, del Servizio Sanitario Nazionale e del MDHG (unione dei consumatori), ma anche di AMOC, realtà che da oltre 30 anni lavora con persone senza dimora provenienti da vari paesi europei, fornendo assistenza di base (doccia, letto, cibo), consulenza, stanze del consumo e operatori sociali specializzati. Del gruppo di lavoro hanno fatto parte Monica Brandoli, Responsabile del Servizio Contrasto alla Grave Emarginazione Adulta di ASP Città di Bologna; Raffaella Campalastri, Programma Dipendenze Patologiche e Assistenza alle Popolazioni Vulnerabili – AUSL di Bologna; Francesca Di Corpo, Responsabile servizio Unità di Strada, gestito da Open Group per ASP. I risultati più interessanti raggiunti con questo progetto sono sicuramente quelli di avere conosciuto realtà diverse, aver potuto attivare un confronto con le realtà di Amsterdam ma anche tra di noi che venivamo da Bologna. È stato importante quello che è circolato rispetto a un confronto sulla possibilità di attivare sul nostro territorio delle azioni che certamente non potranno essere identiche a quelle che abbiamo visitato, ma possano essere comunque calate nella nostra realtà territoriale. Crediamo che questo sia il valore più forte del progetto. Monica Brandoli - Responsabile Servizio Contrasto alla Grave Emarginazione Adulta Pubblicato il 10 agosto 2020

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