
ASP News 2-2020: il periodico di informazione di ASP in distribuzione e online
E' in distribuzione il nuovo numero di ASP News, il periodico di informazione di ASP Città di Bologna, e che si può leggere anche online: Scarica qui il PDF oppure Leggi gli articoli nella sezione dedicata. In questo nuovo numero si parla dell'avvio della revisione organizzativa in ASP basata sullo sviluppo della cultura aziendale, su forme di responsabilità diffusa, sviluppo e investimento a favore dei servizi alle prsone. Altri articoli sono dedicati all'evento per la Giornata mondiale del rifugiato, agli interventi dentro e fuori dal carcere, all'avvio di un percorso di Audit presso la Casa Residenza Anziani di via Saliceto, alla campagna di solidarietà di ASP e alle consulenze educative al Centro per le famiglie. Se vuoi ritrovare un articolo o se ti interessano i numeri precedenti di ASP News leggi l'Archivio Pubblicato il 07.07.2020
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Donne senza dimora: gli interventi per accoglierle
Quando si parla di persone senza dimora si tende a pensare più spesso al genere maschile, dato che rappresenta la maggioranza in termini di quantità. Eppure anche le donne rientrano in questa categoria e non tutti sanno che le storie più drammatiche, in termini di abusi e maltrattamenti, riguardano proprio la sfera femminile. Focalizzando dunque l’attenzione all’ambito femminile homelessness, dove, come abbiamo detto, il fenomeno vede numeri percentualmente inferiori rispetto al genere maschile, emergono con forza alcuni aspetti strettamente collegati al genere. Tra questi indubbiamente risaltano le condizioni individuali e sociali date dal contesto culturale nelle quali le donne si trovano e che influiscono negativamente sullo stato di salute di queste ultime. Va detto anche che il sistema dei servizi per homeless si è spesso sviluppato in modo da rispondere più che altro alle esigenze dello stereotipo della persona senza dimora di sesso maschile, dimostrando una carenza di attenzione rispetto allo studio ed all’elaborazione di prestazioni adeguate per il corrispettivo femminile. Vediamo dunque quali sono state le misure adottate per sopperire a queste lacune e in che modo le donne senza dimora possono essere aiutate in base alle loro esigenze e difficoltà. Le difficoltà che incontrano le donne senza dimora Nel background delle donne senza dimora, si annoverano con preoccupante costanza alcune difficoltà che poi incidono notevolmente lungo il percorso di vita di queste persone. Ecco quali sono le difficoltà che vengono maggiormente riscontrate dalle donne senza dimora: percorsi migratori traumatici violenze fisiche o psicologiche intra o extrafamigliari e avviamento alla prostituzione abbandono nell’età dell’accudimento deprivazione culturale ed affettiva contesti di provenienza attraversati da devianza e criminalità discriminazione per l’orientamento sessuale dipendenze fragilità psichiche e disturbi dell’apprendimento non diagnosticati tempestivamente infortuni sul lavoro contrazione di malattie invalidanti e/o croniche percorsi di istituzionalizzazione Come sanare questo problema alla radice Appare chiaro quindi come queste determinanti sociali sino ad ora descritte, inneschino conseguenze difficilmente reversibili, impattando in modo importante sui costi sociali. A ciò si intreccia la difficoltà di poter accedere a misure di protezione ed intervento dedicate alla complessa condizione quando si tratta di donne in gravidanza. Una tale fotografia richiama pertanto un’agenda che si occupi specificamente di studiare il fenomeno e di individuare dispositivi efficaci di risposta. Le sperimentazioni attive, con particolare riguardo alla condizione femminile, si concentrano su alcuni fulcri tematici, proprio per cercare di aiutare tali donne in contesti di difficoltà. Tra queste sperimentazioni ecco quali sono le più efficaci: intervento e prevenzione della violenza domestica(intercettazione precoce dei segnali, inserimenti in appartamenti protetti) azioni sull’ambiente, anche comunitario di appartenenza (progetti rivolti agli uomini violenti, ai membri del contesto famigliare o di vita) formazione e imprenditoria sociale femminile(acquisizione competenze e valorizzazione delle risorse interne ed implementazione delle stesse per consentire l’inserimento nel mondo del lavoro dispositivi sanitari orientati ad un approccio che faciliti l’accessoe la compliance attraverso competenze socio-culturali specifiche sulle quali si basa la relazione medico-paziente In sostanza sono due le parole chiave che riassumono tutta questa serie di attività: salute e genere. La prima indica la necessità di strategie orientate alla cura e alla “medicina di genere” nel rispetto e valorizzazione delle differenze che contraddistinguono gli uomini e le donne. La seconda rappresenta lo stile di vita, a cui i servizi sociali devono essere chiamati per ambire ad un miglioramento della condizione della persona. E questo obiettivo può essere raggiunto attraverso una particolare attenzione all'alimentazione, all'attività fisica, all'educazione sessuale e affettiva e alla genitorialità. La capacità, dunque, di accogliere la persona nella sua interezza. I servizi messi in campo da ASP Città di Bologna per le donne senza dimora In questo contesto si è mosso immediatamente il Comune di Bologna che, attraverso ASP Città di Bologna, ha dedicato una intera struttura all’accoglienza delle donne in strada: Madre Teresa di Calcutta. Il servizio in questione ha come mission le attività di accoglienza e assistenza, finalizzate alla valorizzazione delle capacità e potenzialità delle persone accolte. Nello specifico, esso è rivolto a donne adulte sprovviste di altre possibilità abitative in città o in provincia che si trovano in condizione di grave disagio sociale. Queste persone, segnalate dai Servizi Sociali Territoriali,dal Servizio Sociale Bassa Soglia, dai servizi dell’AUSL Città di Bologna, se supportate e accompagnate, potranno attivare percorsi di crescita personale e maturazione di abilità individuali necessarie per conseguire piena autonomia. Il servizio agisce con azioni mirate e orientate alla responsabilizzazione della persona e alla sua de-istituzionalizzazione. La persona potrà vedere valorizzate e promosse le sue capacità, partecipando così in modo proattivo al suo percorso di crescita. Le azioni, inoltre, si orientano al coinvolgimento della comunità nel quale il servizio è inserito. Dove per “coinvolgimento” si intende la capacità di attivare risorse personali per la risoluzione dei problemi, nonché la creazione di reti e relazioni tra tutti i soggetti attivi sul territorio. Obiettivo generale del servizio è la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, mirata a coloro che vivono situazioni di vita particolari, attraverso un’accoglienza prolungata e un lavoro di comunità svolto negli stessi luoghi. Gli obiettivi specifici sono definibili in questa maniera: Garantire l’accoglienzain grado di dare risposta a specifici bisogni espressi a partire da particolari situazioni di vita, esaltando aspetti di responsabilizzazione della persona e di riduzione della sua istituzionalizzazione Rigenerare e rinsaldare i legami sociali e territoriali, per promuovere inclusione e coesione sociale attraverso il rilancio ed il rinnovamento del lavoro di comunità. Il Riparo “Madre Teresa di Calcutta” (situato in Viale Felsina n°68) è una struttura di accoglienza H24 dedicata ad un'utenza femminile adulta. Vi possono accedere donne adulte italiane e straniere (massimo 19 donne comprese tra i 18 e i 65 anni), in possesso di regolare documento di riconoscimento e permesso di soggiorno, che versano in condizioni di esclusione sociale, estrema povertà e senza dimora. Va anche detto che nelle altre strutture presenti sul territorio bolognese, sono disponibili ulteriori posti a disposizione delle donne senza dimora. Attualmente infatti le donne accolte nelle strutture di accoglienza sono 84 su 391 persone accolte complessivamente, cioè il 22% del totale. Esse sono accompagnate al fine di essere in grado di partecipare attivamente alla gestione della struttura stessa; in particolare si richiede attenzione alla percezione degli spazi, alla consapevolezza del vivere sano e allo sviluppo di autonomie personali e relazionali. Non sono poche le difficoltà da superare, ma per queste donne, che nella vita hanno passato vicende assai complicate, la possibilità di essere accolte in strutture simili rappresenta una grande possibilità di riscatto. Pubblicato il 7 luglio 2020
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ASP Città di Bologna approva il bilancio consuntivo 2019
Il bilancio consuntivo 2019 di ASP Città di Bologna è stato approvato dall'Assemblea dei Soci, presieduta dall'Assessore alla Sanità e Welfare del Comune di Bologna Giuliano Barigazzi, nella seduta del 29 giugno scorso, registrando un valore della produzione di € 79.525.324 e un utile di € 225.769. Nell’anno 2019 ASP ha vissuto un sostanziale consolidamento dei servizi in essere, svolgendo in modo pieno da un lato la propria funzione di ente strumentale del Comune di Bologna e dall’altro lato garantendo l’azione responsabile e autonoma quale soggetto gestore di servizi e linee di intervento. L’insediamento lo scorso 18 gennaio 2019 della nuova Amministratrice unica, ha dato il via ad un processo di forte impatto sull’assetto organizzativo e sull’individuazione delle diverse figure dirigenziali, anche quelle in precedenza non coperte (Direttore Amministrativo, Direttrice Servizi alla Persona, Direttore del Patrimonio). La ricomposizione dell’azienda, della complessità e della differenziazione dei campi di azione, ha trovato effettivo avvio all’interno di un perimetro di direzione unitario, dove i diversi responsabili di servizio, pur esercitando un presidio mirato su di un preciso ambito di intervento, agiscono quali espressioni complementari di un’unica linea di sviluppo strategico, accentuando le integrazioni, i punti di contatto tra le diverse direzioni e di come le stesse concorrano al raggiungimento di obiettivi aziendali. Questo nuovo assetto è diventata un’opportunità e una precondizione basilare per avviare un processo di revisione organizzativa fondata su di una redistribuzione più consona di specifiche aree di competenza e su di una forte integrazione. Tale opportunità si è tradotta in un atto di approvazione del nuovo schema organizzativo generale. La revisione dell’assetto aziendale futuro è infatti centrata sul middle management, quale “intelaiatura” stabile di ASP e elemento di continuità con la storia e con il recente passato oltre che prospettiva di sviluppo e di potenziale crescita. L’Azienda nel 2019 ha affrontato in modo proattivo la relazione con i servizi comunali, giungendo a dinamiche di maggiore integrazione e di dinamico confronto sui contenuti. Nello specifico si evidenzia la dimensione di opportunità vissuta grazie all’azione di confronto promossa dall’Area Welfare del Comune di Bologna nel periodo ottobre-dicembre in relazione della ridefinizione condivisa delle schede tecniche del Contratto di Servizio. Il confronto si è poi declinato in relazione ad alcuni temi prioritari quali: il percorso per il raggiungimento dell’accordo quadro Minori, la progettazione di soluzioni innovative di natura abitativa a favore di persone adulte con disabilità, nuove forme di supporto alla domiciliarità, la ripresa della dimensione progettuale connessa all’integrazione di cittadini stranieri (SIPROIMI e FAMI), il consolidamento delle azioni a contrasto della grave emarginazione adulta. Nel 2019 ha trovato concretezza anche un nuovo posizionamento strategico dell’azienda in relazione alla gestione del proprio patrimonio. Si è di conseguenza lavorato per creare le condizioni necessarie per implementare un nuovo modello di riferimento, riprendendo e sviluppando un approccio fondato sulle dimensioni dell’Asset Management, del Property Management e del Building Management. La seconda parte dell’anno ha visto anche l’Azienda impegnata nella ricerca di nuovo soluzioni per affrontare la criticità connessa alla gestione tecnica delle manutenzioni del proprio ingente patrimonio immobiliare, arrivando a definire uno spazio di possibili collaborazioni esterne. “Con oltre 79 milioni di euro e un avanzo di 225 mila euro - dichiara Rosanna Favato, Amministratrice unica di ASP - si presenta un bilancio che segue l’impegno dell’Azienda e che conferma il consolidamento dei risultati positivi raggiunti grazie all’incremento dei servizi offerti, alcuni anche innovativi e sfidanti, nel rispetto dell’equilibrio economico. Lavoriamo in modo collegiale nella direzione di riconoscere e valorizzare quanto di nuovo già oggi c’è in ASP, consolidare l’approccio integrato con il Comune di Bologna per tracciare nuove linee di sviluppo e costruire le migliori condizioni per permettere la piena espressione delle tante potenzialità che possono, grazie al lavoro di tutti, trovare piena attuazione.” Comunicato stampa del 1 luglio 2020
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Essere un mediatore in carcere: importanza e utilità di questa figura per il detenuto
Una figura che viene spesso sottovalutata all’interno del carcere è quella del mediatore, anche se in realtà essa gioca un ruolo chiave con i detenuti provenienti dall’estero e che non parlano la lingua italiana. Si tratta infatti di un ruolo per nulla semplice da interpretare e che richiede abilità nel conoscere determinate lingue, ma anche doti nell’arte di relazionarsi con il prossimo. ASP Città di Bologna gestisce per conto del Comune di Bologna lo Sportello di Mediazione in carcere insieme al consorzio Arcolaio. Ecco nel concreto cosa vuol dire essere mediatore all’interno del carcere di Bologna. Il ruolo del mediatore in carcere: di cosa si occupa Nel carcere della Dozza si parlano circa 54 idiomi differenti e, tra questi, l’arabo è sicuramente la lingua più diffusa e parlata, seguita dall’albanese e dal rumeno. Appare evidente, perciò, come sia necessario avvalersi di mediatori che siano in grado di parlare sia l’italiano che le lingue più diffuse in carcere, per cercare di sopperire al problema del linguaggio e della comprensione. Solitamente, infatti, i mediatori hanno a che fare con le nazionalità più disparate, ma tutte unite da un filo conduttore: il fatto di trovarsi spaesati e di non sapere come comunicare le proprie esigenze. L’obiettivo principale del mediatore in carcere è dunque quello di interfacciarsi con i reclusi stranieri, fungendo da tramite e da collante tra i detenuti e le istituzioni, ma anche tra i detenuti e i propri famigliari. In sostanza, il mediatore agevola i detenuti stranieri a mettersi in contatto con la propria famiglia d’origine, per parlarsi e aggiornarsi sulle condizioni di salute; li aiuta a recuperare i documenti che saranno utili alle istituzioni rispetto ai processi burocratici; o interviene quando si verificano atti autolesionisti e non se ne comprende il motivo. Il detenuto può richiedere l’incontro con il mediatore, tramite domande su appositi moduli, ogni qual volta lo desidera e i colloqui tra le parti avvengono in un’apposita stanza. Difficoltà del mediatore durante il lavoro Ma, come in ogni professione, non tutto è rose e fiori. Ci sono anche delle difficoltà e una di esse è indubbiamente la non consapevolezza del detenuto di alcune leggi e del perché ci sono. Molti reclusi, infatti, sono poveri dal punto di vista culturale e hanno dei percorsi di studi limitati. Così, capita spesso che sia il detenuto che i familiari presentino le stesse problematiche: difficoltà per la lenta burocrazia (spesso è necessario almeno un mese per parlare con una persona detenuta); problemi di comunicazione; difficoltà nell’utilizzo di internet. Una criticità rilevata è il riconoscimento del ruolo del mediatore. Alcune volte capita ad esempio che i detenuti confondano la figura del mediatore con quella del volontario, chiedendo di risolvere problemi che non rientrano nella sua competenza, o che addirittura non capiscano per chi stia lavorando, se a favore dell’amministrazione penitenziaria o per il recluso stesso. Sono tutte problematiche che il mediatore deve saper affrontare con prontezza di spirito e grandi capacità di dialogo e di relazione. Solo così si può svolgere un eccellente lavoro per il detenuto, aiutandolo là dove la lingua rappresenta un ostacolo per la comunicazione. Non dimentichiamoci quanto la comunicazione giochi unruolo decisivo e fondamentale per i detenuti stranieri, connettendoli con il mondo esterno e facendoli sentire ugualmente parte di un mondo che va ben oltre le mura del carcere. Pubblicato il 30 giugno 2020
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Progetto Vesta, la formazione online si è conclusa con successo
Si è conclusa martedì 23 giugno la formazione curata dall’équipe vicinanza solidale del Servizio Protezioni internazionali ai cittadini candidati per il progetto Vesta, nelle varie forme in cui si realizza (accoglienza in famiglia di minori stranieri non accompagnati e neomaggiorenni e progetto di affiancamento). La formazione si è articolata in 8 incontri, realizzati con modalità da remoto, che hanno trattato varie tematiche, da quelle fenomenologiche, a quelle giuridiche, interculturali, con un approfondimento relativo alle specificità dei progetti. Gli incontri sono stati integrati da testimonianze di cittadini già attivi. Diciotto i partecipanti che con presenza costante hanno seguito i diversi incontri e che prossimamente potranno concretizzare la loro disponibilità nei progetti di vicinanza solidale. Pubblicato il 25 giugno 2020
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Meno recidivi e più soggetti reinseriti in società: perché il carcere rieducativo è meglio di quello punitivo
Chi l’ha detto che usare il “bastone” in carcere ha un effetto positivo sui detenuti? I fatti dimostrano, al contrario, che usare la “carota” nelle carceri italiane porta a dei risultati concreti in termini di corretto reinserimento all’interno della società. E questo non lo affermiamo noi, ma l’area educativa della casa circondariale di Bologna, che fa parte dell’amministrazione penitenziaria e che si occupa di esecuzione penale in modo esclusivo. ASP Città di Bologna, a fianco della casa circondariale Rocco d’Amato, agisce per raggiungere questo obiettivo. In cosa consiste il carcere rieducativo. Ne abbiamo parlato con Massimo Ziccone, direttore dell'Area educativa della Casa Circondariale di Bologna. Il concetto di carcere rieducativo non è così radicato nel passato italiano, ma è solo dal 1975 che è stato introdotto il principio rieducativo applicato all’ordinamento penitenziario. Così facendo, da quel momento in avanti, la pena non doveva più essere solo punitiva, ma finalizzata al reinserimento dei reclusi in società. L’obiettivo della Dozza, così come di tutte le carceri in Italia, è quello di creare le condizioni per far sì che i detenuti partecipino ad attività lavorative già all’interno del carcere, così che, una volta finita la pena, possano integrarsi nuovamente nella società come cittadini. Certo, non è pensabile che un detenuto appena scarcerato possa lavorare immediatamente, proprio per questo serve il carcere rieducativo: per far sì che durante l’ultimo periodo della pena il detenuto possa far parte di attività sia dentro che fuori dal carcere, in modo tale da attuare un graduale reinserimento all’esterno, riallacciando rapporti con la famiglia, se presente, con il mondo del lavoro e con la comunità. È il motivo per cui alla Dozza l’amministrazione penitenziaria si preoccupa di organizzare sia attività dentro al carcere, ma anche di trovare partner esterni che diano la possibilità ai detenuti di effettuare tirocini formativi e retribuiti. Vengono solitamente proposte soluzioni e progetti verso l’esterno, anche seè sempre il magistrato che valuta i detenuti più idonei, sulla base delle informazioni che riceve riguardo ad essi. Vantaggi rispetto al carcere punitivo Se l’obiettivo è far sì che i cosiddetti ex detenuti socializzino con la comunità, è ovviamente auspicabile un basso tasso di recidiva, e per arrivare a questo è necessario far capire ai cittadini che la rieducazione è l’unica via percorribile per arrivare a questo fine. Bisogna infatti concentrarsi sui dati oggettivi che parlano chiaro. Il sistema della repressione ottiene risultati ben peggiori rispetto al sistema rieducativo. Basti pensare al fatto che in tutto il 2019 ci sono stati 276 omicidi in tutta Italia mentre nella sola città di Chicago, dove vige la pena di morte, ce ne sono stati circa 600 nello stesso arco di tempo. Dati alla mano, dunque, è nettamente meglio un sistema rieducativo invece che punitivo, specie perché a Bologna solo 1 detenuto su 1000, tra coloro che vengono selezionati per partecipare al sistema rieducativo, torna a commettere reati. Ci rendiamo conto, però, che non sia facile far percepire questo messaggio alla comunità, dato che il carcere è comunemente visto come un luogo di repressione, nonché come un contenitore di “criminali”. É importante avere informazioni chiare su questo tema, perché ci permette di capire ciò che viene messo in campo per agevolare il sistema rieducativo e riabilitativo delle persone detenute. Poiché un soggetto che viene reinserito correttamente in società contribuisce attivamente a costruire la quotidianità in cui tutti viviamo, non è solo un “costo” in più per tutta la comunità, ma diventa anche una preziosa risorsa.
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Migliorare l’integrazione dei migranti attraverso l’innovazione tecnologica. Il progetto europeo MICADO
MICADO, Migrant Integration Cockpits and Dashboards, è un progetto europeo finanziato dal programma Horizon2020, di cui ASP Città di Bologna e l’Università di Bologna sono partner. Amministrazioni pubbliche, Università e specialisti IT di Germania, Belgio, Italia e Spagna hanno unito le forze al fine di sviluppare una soluzione ICT che renda il processo di integrazione più efficiente ed efficace per tre gruppi di utenti: le amministrazioni pubbliche che lavorano nei settori legati all'integrazione, le organizzazioni della società civile e i migranti, che verranno supportati nell’accesso ai servizi per la ricerca del lavoro, l’acquisizione di dati sull’assistenza sanitaria, l’istruzione e la ricerca di un alloggio. Le informazioni complesse possono così divenire più comprensibili, facili da usare e più preziose per gli utenti finali. Una delle caratteristiche principali del progetto è il suo approccio partecipativo. Al fine di creare un servizio che sia realmente utile e attraente MICADO coinvolge tutte le parti interessate, in particolare i migranti, nella progettazione e nello sviluppo della soluzione tecnologica. Dopo aver analizzato le necessità specifiche dei tre gruppi target nel corso dei seminari di co-creazione e una prima fase di convergenza di sfide ed esigenze locali, le applicazioni MICADO rivolte ai tre gruppi di utenti cominciano adesso a prendere vita. Come spiega Luca Gioppo di CSI Torino, responsabile dello sviluppo tecnico della soluzione MICADO, vi sono 2 tipologie principali di utenti: il primo è il cittadino, il migrante, il quale si interfaccerà con MICADO tramite uno smartphone. Ciò richiede un design mirato e un approccio nella visualizzazione dei contenuti adatto allo specifico strumento utilizzato, includendo soluzioni di sintesi vocale, icone e immagini. La seconda tipologia di utenti è rappresentata dagli operatori delle amministrazioni pubbliche o delle organizzazioni della società civile, che lavoreranno in ufficio, dovranno inserire dati e avranno necessità di uno strumento semplice e veloce. Ciò richiede un approccio progettuale diverso. Saranno ovviamente diverse anche le caratteristiche dell'applicazione: le autorità pubbliche e le ONG forniscono contenuti e gestiscono il processo di integrazione del migrante, il migrante è il soggetto alla ricerca di informazioni. MICADO website MICADO Migliorare l'integrazione attraverso l'innovazione Intervista a Luca Gioppo, Responsabile dello sviluppo tecnico della soluzione MICADO Consulta anche la pagina Progetti europei e nazionali di ASP Città di Bologna
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#Nevermorefreezing: il concerto per la Giornata Mondiale del Rifugiato
Il 20 giugno a Bologna si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato 2020 con un concerto e performance di artisti per promuovere e riflettere sul valore dell’accoglienza e dell’integrazione. #NeverMoreFreezing è il titolo della manifestazione di quest’anno che ha come tema centrale il senso di attesa, l’impressione di esilio, ma anche la speranza e il desiderio di rinascita. L’emergenza coronavirus ha portato tutte le persone a sperimentare, forse per la prima volta, uno stato di freezing, di blocco e di attesa. Un presente congelato che è vicino ai giorni che vivono i richiedenti asilo, titolari di protezione internazionale e rifugiati, che arrivano in Italia e vivono nei progetti di accoglienza e integrazione dei territori. Sabato 20 giugno dalle ore 20.30, al Mercato Sonato di Bologna, prenderà il via NeverMoreFreezing: concerti live di Murubutu, Margherita Vicario e Rares, interventi video di Lella Costa, Mama Marjas, i 5 video vincitori del concorso legato alla Giornata Mondiale del Rifugiato e tanti altri ospiti. Il concerto sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook di Bologna Cares e sul canale Youtube LepidaTV On Air e sulle frequenze di Radio Città Fujiko. Sarà inoltre possibile seguire il concerto in televisione su Lepida TV (canale 118 del digitale terrestre e 5118 di Sky). Con le nuove disposizioni su eventi e spettacoli, è stata prevista la possibilità di pubblico all’interno del Mercato Sonato soltanto per chi ha prenotato la partecipazione attraverso la mail di prenotazione indicata negli scorsi giorni. Per garantire il distanziamento sociale e la corretta applicazione dei protocolli si è raggiunta la capienza massima e nei prossimi giorni invieremo mail di conferma a chi ha prenotato attraverso la mail (nel caso di non ricezione la prenotazione è da ritenersi non confermata). L’evento è promosso e organizzato da Asp Città di Bologna e il Comune di Bologna in collaborazione con BolognaCares! e con i gestori del Progetto metropolitano di Bologna SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati), la Città Metropolitana di Bologna e i Comuni che hanno aderito al progetto, Caritas Bologna. #NeverMoreFreezing è l’hastag che accompagnerà la Giornata mondiale del Rifugiato 2020, per ricordarci di coloro che trascorrono il loro quotidiano senza tempo e spazio, spesso in solitudine. Leggi chi sono i vincitori del concorso per la Giornata mondiale dei rifugiati Fonte: www.bolognacares.it
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Report Piano Freddo 2019-2020: ecco il bilancio di tutti i Servizi
Siamo solo a giugno 2020, ma già possiamo trarre i primi bilanci ed affermare che questa è stata sicuramente un’annata particolare. Non solo per l’avvento della pandemia, ma soprattutto per ciò che essa ha comportato nel territorio bolognese. Ci riferiamo in particolare al Piano Freddo 2019-2020, un progetto che mai come quest’anno è stato così duraturo, proprio per far fronte, in via eccezionale, all’emergenza dettata dal Covid-19. Non è stato semplice riuscire a gestire tutti i Servizi in una situazione critica e inusuale come questa, ma ora che il peggio sembra essere passato, e il Piano Freddo concluso, possiamo dire che siamo alquanto soddisfatti delle équipes operative che, con grande professionalità, hanno svolto il loro lavoro in maniera egregia in questi lunghi mesi. Andiamo ora ad analizzare come le varie tipologie di Servizi si sono organizzate durante questo Piano Freddo. Scarica la relazione completa in pdf ORGANIZZAZIONE SERVIZI CONTRASTO ALLA GRAVE EMARGINAZIONE ADULTA DURANTE L’EMERGENZA SANITARIA COVID-19 A fronte dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e a seguito dei DPCM emanati dal Presidente del Consiglio dei Ministri, i servizi della Grave Emarginazione Adulta di ASP Città di Bologna, in accordo con il Comune di Bologna, sono stati riorganizzati per poter rispettare le disposizioni fornite e dare risposta ai bisogni delle persone target. In generale: Per gli operatori che hanno contatto con l’utenza, si è raccomandato di rispettare la distanza di sicurezza di almeno 1 metro e l’impiego di tutte le misure di attenzione già diffuse e comunicate in precedenza. Si è prevista la permanenza in sala d’attesa di un numero limitato di persone in modo da consentire la distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone presenti. Nel caso di numero tale da non consentire la distanza in sala di attesa, si sono fatte attendere le persone in esterno. Si sono effettuati i colloqui in strada mantenendo distanza di sicurezza di almeno 1 metro. Dove possibile, si è prediletto il contatto con l’utenza via telefono e whatsapp. Si sono evitate attività socializzanti e limitate le attività che comportano contatto con le persone: invii e colloqui con tempi di svolgimento ridotti, evitando gli accompagnamenti. Si sono realizzati accurati interventi di pulizia e sanificazione delle strutture. Si sono distribuiti e si è promosso l’utilizzo di prodotti per la pulizia delle mani. Si è evitato l’accesso dei cittadini e/o di soggetti aderenti ad associazioni ai laboratori di comunità e limitato l’accesso solo ad un numero di persone “target” mantenendo tra le persone la necessaria distanza di sicurezza. Si è promosso il necessario raccordo con le parrocchie che collaborano per l’accoglienza connessa al piano freddo per condividere e per estendere anche ai loro volontari le raccomandazioni richiamate in precedenza. Si è evitato l’accesso nelle strutture dei volontari impegnati nella distribuzione pasti, la quale è stata garantita dagli operatori dei servizi. Gli operatori disponevano dei presidi sanitari necessari a lavorare in condizione di igiene e sicurezza. Gli operatori hanno partecipato ai moduli formativi proposti dal Dipartimento di Sanità Pubblica, dal Dipartimento di Cure Primarie, in collaborazione con l’Università di Bologna. Ecco nello specifico quali sono i Servizi che hanno dovuto cambiare assetto e come si sono riorganizzati a fronte dell’emergenza da Covid-19. SERVIZI DI PROSSIMITÀ Rispetto ai servizi Help Center- Città Prossima è stata predisposta la chiusura dello sportello sito in Via Albani 2/2. Gli operatori hanno dunque lavorato in modalità mobile dalle 15 alle 20 dal lunedì al venerdì e dalle 15.30 alle 18 sabato e festivi. Le persone in strada hanno richiesto un maggior monitoraggio soprattutto durante le ore serali, dove si registrava maggior smarrimento e bisogno di sostegno. Per questo motivo sono state istituite uscite serali dalle ore 20 alle 24 il lunedì, martedì, mercoledì e venerdì. Era inoltre assicurata la copertura telefonica da parte degli operatori. Gli operatori, inoltre, hanno avuto frequenti contatti con i volontari di Croce Italia che effettuavano due uscite settimanali per monitorare la salute delle persone in strada. Per quanto riguarda lo Sportello dell’Unità di Strada sito in Via Polese, gli operatori hanno lavorato in modalità mobile dalle 10 alle 16.30 il lunedì, mercoledì e giovedì e dalle 16 alle 19 il martedì e venerdì. Gli spazi dello sportello sono stati utilizzati per la distribuzione di materiale sanitario sterile. Il servizio “docce” di via del Lazzaretto 15 ha garantito il funzionamento adottando le misure preventive previste. SERVIZIO SOCIALE BASSA SOGLIA Il Servizio Sociale Bassa Soglia, in ottemperanza alle disposizioni governative emanate, ha limitato i contatti con l'utenza e con gli operatori dei diversi Servizi, privilegiando colloqui e contatti telefonici. La presenza in ufficio è stata garantita da 2/3 operatori al giorno a turnazione, mentre gli altri hanno operato in modalità smart working. Durante questo periodo si è registrato un incremento di richieste relative all'acquisto di farmaci e prodotti parafarmaceutici. Agli utenti intercettati, oltre alle consuete informazioni di segretariato sociale e presa in carico, sono state ribadite le direttive ministeriali per l'adozione di comportamenti consoni alla gestione dell'emergenza sanitaria. ACCOGLIENZA STRUTTURE PIANO FREDDO In questo caso, in via del tutto eccezionale, è stato predisposto lo slittamento della fine del Piano Freddo al 31 maggio 2020. Si è definita anche l’estensione dell’orario di apertura H24 per tutte le strutture di Piano Freddo (Casa Willy, BelTrame, Villa Serena, Capannoncino, Fantoni, Rostom) e le Parrocchie che hanno accolto le persone durante questo periodo. La decisione è stata finalizzata a favorire la permanenza degli ospiti nelle ore diurne all'interno delle strutture e delle aree cortilive a garanzia dell’indicazione di muoversi il meno possibile da casa . In accordo con la Protezione Civile e l’Assessore alla Sicurezza è stata predisposta l'installazione di tendoni, attrezzati con sedie e tavoli, nelle aree di Pallavicini, Lazzaretto, Beltrame e Villa Serena per permettere alle persone di avere un luogo dove poter stare, rispettando la distanza di sicurezza di almeno 1 metro e limitare così gli spostamenti sul territorio. A questo fine è stato inoltre predisposto il servizio di distribuzione pasti, su indicazione e in accordo con la Prefettura, da parte della Camst presso le strutture di accoglienza offerto dalla Diocesi di Bologna. Per decomprimere le strutture di Piano Freddo e per garantire nuovi posti letto per le persone in strada, è stata aperta inoltre la nuova struttura Vis sita in Via Campana n.3 con 30 posti letto. A fini preventivi è stata prevista anche l’affissione di cartelli informativi, tradotti in varie lingue, all’interno delle strutture che invitavano le persone al rispetto delle disposizioni previste. I contenuti sono stati inoltre valorizzati dagli operatori che hanno informato quotidianamente gli ospiti anche delle eventuali conseguenze amministrative e penali. BILANCIO PIANO FREDDO 2019-2020 Nel corso del Piano freddo 2019-2020 sono state accolte 446 persone nei 327 posti messi a disposizione all’interno delle strutture del Comune di Bologna e dell’Arcidiocesi di Bologna: 33 posti (uomo) presso “Casa del Riparo Notturno M. Zaccarelli” (Capannoncino) Via del Lazzaretto, 15; 1 posto con cane presso il “Rifugio Notturno”, via del Gomito 22 Possibilità di ospitare cani nella zona esterna attrezzata; 80 posti (uomo e donna) presso “Casa Willy”, via Pallavicini 12; 25 posti (uomo e donna), presso Centro “G.Beltrame”, via Don Paolo Serra Zanetti 2; 35 posti (uomo) presso Villa Serena, via della Barca 1 ; 25 posti (uomo) presso Fantoni, via Fantoni 15; 38 posti (uomo e donna) presso i moduli abitativi in Via del Lazzaretto, 15; 10 posti (uomo e donna) presso Centro Rostom, via Pallavicini, 12; 30 posti (uomo) presso Vis, Via Campana, 3 ASP Città di Bologna è inoltre in forte sinergia con l’Arcidiocesi di Bologna che durante il Piano Freddo ha messo a disposizione posti letto all’interno delle parrocchie cittadine che si sono rese disponibili. Nello specifico: 10 posti (uomo) presso la Parrocchia Sant’Antonio di Padova via della Dozza 5/2; 4 posti (uomo) presso la Parrocchia San Bartolomeo della Beverara, via della Beverara 90; 6 posti (uomo) presso la Parrocchia San Bartolomeo di Bondanello – Castelmaggiore; 3 posti (uomo) presso la Parrocchia Santa Rita, via Massarenti 418; 10 posti (uomo) presso la Capanna di Betlemme – Funo di Argelato; 3 posti (uomo) presso la Parrocchia San Donino, via San Donino 2; 2 posti (coppia) presso la Parrocchia San Girolamo dell’Arcoveggio, via Fioravanti 137 Dal 25 gennaio la Comunità di Sant’Egidio ha messo a disposizione 12 posti letto. Di seguito si riporta la distribuzione degli accessi per ogni struttura: Un dato significativo è che circa il 25% delle persone accolte ha effettuato più di un ingresso all’interno delle strutture del Piano Freddo. Il che vuol dire che una persona su quattro ha avuto necessità di usufruirne. Inoltre, va specificato che, tra le persone accolte, gli uomini rappresentano la maggioranza (396) rispetto alle donne (50). L’età delle persone accolte è mediamente alta. Come mostra il grafico, quasi la metà delle persone accolte ha un’età compresa tra i 45 e i 64 anni. La nazionalità delle persone accolte durante il Piano Freddo è la seguente: 122 le persone italiane 302 le persone straniere, di cui: 239 non comunitarie e 63 comunitarie Per 22 persone non è stato possibile conoscere la nazionalità di appartenenza. Di seguito viene riportato un grafico dettagliato sulle nazionalità. STRUTTURE ORDINARIE Le strutture di accoglienza Beltrame e Rifugio Notturno hanno assicurato fino al 31 maggio 2020 l'accoglienza H24 per tutti gli ospiti accolti per garantire la massima protezione dalla strada alle persone ospiti. Le strutture Zaccarelli, Scalo, Rostom, La Locomotiva e Madre Teresa di Calcutta hanno proseguito con il proprio funzionamento H24, lavorando con gli ospiti sul rispetto delle disposizioni vigenti. Inoltre presso Rostom e Beltrame (le strutture nelle quali vengono accolte persone con bisogni sanitari) erano presenti le figure sanitarie dell’OSS, dell’infermiere e del medico messe a disposizione dal Dipartimento di Cure Primarie e Distretto di Committenza AUSL, in modo tale da garantire un monitoraggio costante delle persone ospiti con fragilità sanitarie. LABORATORI DI COMUNITÀ In questo caso è stata riformulata l’attività dei Laboratori di Comunità E20 e Happy Center. Con lo spostamento degli educatori a supporto delle strutture di Piano Freddo, anche le attività sono transitate nelle strutture d’accoglienza. Nel rispetto delle disposizioni, sono state portate avanti azioni di socializzazione e integrazione con gli ospiti delle strutture anche a seguito di richieste da parte di questi ultimi. Nei Laboratori di Comunità Scalo, Gomito a Gomito e BelleTrame, inseriti nelle rispettive strutture di accoglienza, sono stati interrotti gli accessi ai cittadini e/o ai soggetti aderenti ad associazioni, mentre questi ultimi sono stati limitati per le persone che sono ospiti delle strutture. Durante questo periodo inoltre si sono portati avanti, a distanza, i contatti con le Associazioni del territorio della Città di Bologna con le quali i laboratori hanno costruito relazioni e collaborazioni. STRUTTURA D’ACCOGLIENZA PER PERSONE SENZA DIMORA POSITIVE AL COVID-19: VILLA SERENA Dal 20 aprile 2020, la struttura di Piano Freddo Villa Serena è stata dedicata all’accoglienza sia di persone risultate positive al Covid-19, ma che non necessitavano di un ricovero in Ospedale, sia di coloro che hanno avuto contatti con persone positive. La struttura ha messo a disposizione 19 posti letto H24 per uomini e donne. Il Servizio di Contrasto alla Grave Emarginazione Adulta, inoltre, fa parte della task force distrettuale Città di Bologna/Ausl Bo per il governo dell’emergenza, insieme a un medico del Dipartimento delle Cure Primarie con funzioni di governo delle relazioni con le strutture d’accoglienza, la Responsabile Programma Centro C.A.S.A, Popolazione Migrante e Bassa Soglia del Dipartimento Cure Primarie; un’infermiera Coordinatrice U.A. Carcere, Centro C.A.S.A, Senza Dimora; il medico del Programma Integrato Dipendenze Patologiche e assistenza popolazione vulnerabili e il medico del Dipartimento Sanità Pubblica con funzioni di supporto alla sorveglianza e vigilanza. All’interno del tavolo sono state predisposte le seguenti azioni relative alla struttura Villa Serena: accessi quotidiani da parte dell’infermiera afferente al nucleo della domiciliare del Dipartimento di Cure Primarie per il monitoraggio della salute degli ospiti, rilevazione temperatura e parametri; contatti quotidiani con gli ospiti in quarantena da parte del Dipartimento di Sanità Pubblica; fornitura in maniera continuativa dei DPI, in base all'analisi del fabbisogno, da parte del Distretto; ulteriore fornitura di altri DPI a cura del Dipartimento di Sanità Pubblica in caso di persone venute a contatto con pazienti positivi che necessitano di isolamento fiduciario; canale con USCA (Unità Soccorso Continuativo Assistenziale) per persone che presentano sintomi in modo da ricevere una valutazione medica, condizioni cliniche ed indicazioni su necessità di ricovero o meno. Solitamente i medici dell’USCA sono attivati dal Medico di Medicina Generale, ma, viste le specificità del target si sta tentando di istituire altri canali per un collegamento ed attivazione per le persone che non hanno MMG. Le persone accolte all’interno della struttura fino al 31 maggio 2020 sono state 23. I dimessi dalla struttura, a seguito del secondo tampone negativo e comunicazione dei servizi sanitari, invece, sono stati 9. La nazionalità delle persone accolte durante il Piano Freddo ( 1 Dicembre 2019 – 19 Aprile 2020) è la seguente: 2 le persone italiane 2 le persone non comunitarie 19 le persone comunitarie Di seguito viene riportato un grafico dettagliato sulle nazionalità di appartenenza, nel quale si evince come il Marocco sia la nazionalità più rappresentativa. Come mostra il grafico, la maggior parte delle persone accolte ha un’età compresa tra i 45 e i 64 anni (43%). Infine, tra le persone accolte, gli uomini sono in netta maggioranza rispetto alle donne: 21 a 2. Pubblicato il 16 giugno 2020
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Emergenza COVID nel comparto socio-sanitario – Assistenza anziani. Il nono comunicato sui numeri di ASP
Nono bollettino, e ultimo nella sua versione periodica, emanato da ASP per fornire tutte le informazioni utilisulle azioni che sta compiendo l’Azienda Servizi alla Persona della Città di Bologna. Situazione tornata nella normalità per le strutture ASP. Quasi completamente concluso il rientro degli ospiti ricoverati negli ospedali, così come prosegue il reinserimento nelle rispettive comunità degli anziani che hanno terminato l’ulteriore periodo di osservazione una volta usciti dai nosocomi. Nessun focolaio in atto sia tra gli ospiti che tra gli operatori. Permangono tutte le precauzioni e procedure in atto per gli ospiti paucisintomatici che stanno affrontando il decorso del virus sotto stretto controllo dei medici di ASP e ASL. Il dipartimento di Sanità Pubblica continua a garantire tutte le azioni di monitoraggio e gestione epidemiologica. Recepita infine l’ordinanza regionale per le visite in presenza emanata Venerdì scorso. Nei prossimi giorni l’approntamento dei protocolli particolareggiati per ogni singola struttura. Solo notizie positive quelle che caratterizzano l’ultimo bollettino periodico emanato da ASP. D’ora in poi l’Azienda Servizi alla Persona della città di Bologna emanerà Comunicati Stampa ogni qual volta vi sarà una specifica necessità di informare prontamente media e cittadinanza. Mentre si va completando il rientro dei pazienti dagli ospedali, così come l’inserimento “definitivo” per gli ospiti che hanno compiuto l’ulteriore periodo di osservazione prima del reinserimento nelle comunità di appartenenza, si lavora per recepire e dare attuazione all’ordinanza regionale che riapre alle visite “in presenza” per i parenti degli ospiti delle strutture del settore CRA. “Una notizia positiva quella dell’ordinanza regionale -commenta l’Amministratrice Unica Rosanna Favato- che conferma le azioni intraprese nelle scorse settimane da ASP per favorire diverse modalità di incontro tra gli ospiti e i loro famigliari”. Anche ASP, comunque, parteciperà domattina alla riunione del coordinamento distrettuale delle CRA promossa dall’AUSL sulle norme operative che dovranno scaturire dall’Ordinanza regionale arrivata Venerdì scorso. Nonostante il ritorno alla normalità, rimarranno in vigore tutte le norme di sicurezza attuate fino ad ora, così come rimarrà in essere il rapporto con il Dipartimento di Sanità Pubblica della ASL di Bologna, struttura a cui continuerà ad essere demandata ogni azione di controllo epidemiologico e sanitario per quanto riguarda l’emergenza COVID-19 LA CAMPAGNA DI SOLIDARIETà Partita lo scorso 25 marzo, questa iniziativa di enorme importanza mira a sensibilizzare tutta la comunità bolognese di quali siano i bisogni che ASP deve affrontare quotidianamente nella cura della parte più fragile e vulnerabile della nostra società: gli anziani. “A tutte queste persone rivolgo il più sincero ringraziamento - conclude Rosanna Favato - ma al tempo stesso continuo a chiedere aiuto e risorse a tutta la città per aiutarci a curare e preservare la parte più debole e bisognosa della società: i nostri anziani”. Coordinate bancarie codice IBAN: IT75L0200802461000105890288 Intestato a: ASP Città di Bologna Causale bonifico: EMERGENZA CORONAVIRUS Inviare una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. document.getElementById('cloak15f12d00abe4cb9fa3467a63e95821cd').innerHTML = ''; var prefix = 'ma' + 'il' + 'to'; var path = 'hr' + 'ef' + '='; var addy15f12d00abe4cb9fa3467a63e95821cd = 'direzione' + '@'; addy15f12d00abe4cb9fa3467a63e95821cd = addy15f12d00abe4cb9fa3467a63e95821cd + 'aspbologna' + '.' + 'it'; var addy_text15f12d00abe4cb9fa3467a63e95821cd = 'direzione' + '@' + 'aspbologna' + '.' + 'it';document.getElementById('cloak15f12d00abe4cb9fa3467a63e95821cd').innerHTML += ''+addy_text15f12d00abe4cb9fa3467a63e95821cd+''; per certificazione ai fini fiscali. Tutte le donazioni a favore di ASP sono fiscalmente deducibili o detraibili ai sensi di quanto previsto dell’art. 4 punto 7 del decreto legislativo 4 maggio 2001 n. 207.
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Ricognizione di mercato per l’individuazione di Operatori Economici per la fornitura di indumenti di protezione individuale (DPI) per gli Operatori Sanitari e Socio Sanitari operanti nelle strutture assistenziali di ASP Città di Bologna.
Asp Città di Bologna intende effettuare una ricognizione del mercato per individuare operatori qualificati che forniscano dispositivi di protezione individuale (DPI certificati). Potrete trovare tutte le specifiche e l’elenco dei dispositivi nell’allegato cliccando su Bandi di Gara Asp Città di Bologna intende effettuare una ricognizione del mercato per individuare operatori qualificati che forniscano dispositivi di protezione individuale (DPI certificati). Potrete trovare tutte le specifiche e l’elenco dei dispositivi nell’allegato cliccando su Bandi di GaraAsp Città di Bologna intende effettuare una ricognizione del mercato per individuare operatori qualificati che forniscano dispositivi di protezione individuale (DPI certificati). Potrete trovare tutte le specifiche e l’elenco dei dispositivi nell’allegato cliccando su Bandi di Gara
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Dentro e fuori dal carcere della Dozza: come Bologna si prende cura dei propri detenuti
Abbiamo deciso di partire da qui, dal carcere della Dozza, per iniziare a sensibilizzare i cittadini di Bologna in merito alle tematiche riguardanti i detenuti, non solo dentro, ma anche fuori dal carcere stesso. Un argomento spesso taciuto e poco discusso, ma che necessita di emergere e di avere una dignità finora riconosciuta solo a tratti. Agli occhi della comunità , infatti, il carcere viene percepito spesso in maniera distorta. Si tende infatti a considerarlo solo ed esclusivamente come un contenitore di detenuti che hanno commesso crimini, quando invece l’obiettivo del carcere è ben diverso da quello di semplice aggregatore di malviventi . Lo scopo, in realtà, è quello di favorire le condizioni necessarie per far sì che i detenuti si riabilitino anche attraverso attività lavorative all'interno del carcere, così che, nel corso dei mesi o degli anni, possano reinserirsi a pieno nella società. E per raggiungere questo obiettivo sono tanti gli attori che contribuiscono e che collaborano giorno dopo giorno tra di loro, ognuno con una funzione ben precisa e con esperti del settore che ne fanno parte. Parliamo ad esempio di ASP Citta' di Bologna e del suo impegno, insieme al Comune di Bologna, per aiutare i detenuti perché si sentano parte di qualcosa. Predisponendo attività di supporto al dialogo e alla comunicazione con le persone ristrette, come lo Sportello di Mediane e Informazione, con il prezioso lavoro dei mediatori culturali che supportano anche nel mantenimento dei contatti con le famiglie. Ma non solo. Un altro impegno di ASP, in particolare del Servizio alla Grave Emarginazione Adulta (GEA) consiste nel coordinare i servizi rivolti alle persone in difficoltà, i servizi di aggancio (o prossimità) e i servizi di strada. Dato che alcuni detenuti finiscono per fare riferimento al momento dell’uscita proprio a questi Servizi, per la perdita di reti personali a seguito della detenzione. Strettamente legati al lavoro di ASP, ci sono gli operatori di SBS (Servizio Sociale Bassa Soglia) e il loro progetto dimittendi. La finalità di tale progetto è infatti quella di creare un collegamento fra il carcere e i progetti o i servizi esterni. Un obiettivo che si raggiunge solo attraverso l’impiego di figure professionali dedicate e facendo colloqui con gli assistenti sociali ed educatori sociali, così che il detenuto possa esprimere i suoi bisogni e desideri post scarcerazione. Ma citiamo anche l’amministrazione penitenziaria che fra le molte azioni si occupa di offrire la possibilità ai detenuti di partecipare a vere e proprie attività lavorative e tirocini retribuiti, in previsione di un corretto reinserimento nella società. Infine, impossibile non menzionare gli operatori sanitari e i promotori della salute che giocano un ruolo fondamentale all’interno del carcere. Mentre i primi si occupano di effettuare visite mediche ai detenuti ogni qual volta ne abbiano bisogno e aiutarli in caso di emergenze sanitarie, i secondi, grazie alla collaborazione con i mediatori e in forte connessione con i primi, (fungono da collante fra i detenuti e le loro famiglie.) supportano il processo di cura declinandolo secondo le specifiche culturali di ciascun paziente. Perché è vero che queste persone hanno sbagliato , ma non vuol dire che non si possa cambiare stile di vita aderendo ad un progetto per svoltare e cancellare la realtà precedente. Questo è solo il primo di tanti articoli di approfondimento legati al tema del carcere e dei detenuti che affronteremo nei mesi successivi. Il primo pezzo di un puzzle che andrà a delineare un quadro preciso e ben definito di come Bologna si prende cura di loro. Non perdere dunque i prossimi sviluppi e continua a seguire gli aggiornamenti! Pubblicato il 9.06.2020
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