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Supporto ai caregiver, dal primo marzo il progetto di ASP e Comune

Dal primo marzo 2021 entra nel vivo il progetto a supporto dei caregiver familiari: orientamento, formazione e assistenza per chi si prende cura dei familiari non autosufficienti. La figura del caregiver familiare è definita da una legge della Regione Emilia-Romagna: è la persona che volontariamente, in modo gratuito e responsabile, si prende cura di una persona cara consenziente, in condizioni di non autosufficienza. Questa figura ha bisogno di trovare sostegno attraverso politiche pubbliche: il Comune ha deciso di finanziare con un milione di euro il progetto, condividendone pratiche e obiettivi con le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil. Nella seduta del 16 febbraio 2021, la Giunta ha approvato la delibera che contiene le linee guida del progetto caregiver. Leggi la delibera sul supporto ai caregiver Sportello telefonico Dal primo marzo 2021, attraverso il risponditore automatico del numero unico degli sportelli sociali, si potrà selezionare il progetto caregiver per avere informazioni e orientamento sulle modalità di accesso alle prestazioni sociali, socio-sanitarie e sanitarie e sulle diverse opportunità e risorse, che possono essere di sostegno all’assistenza e alla cura o che possono essere di aiuto e supporto al caregiver stesso: dall’orientamento ai servizi sociali e socio-sanitari, pubblici o gestiti da altri soggetti; alle informazioni sull’incrocio domanda e offerta per le assistenti familiari; ai bandi e contributi esistenti; a tutte le informazioni sulle attività e risorse offerte dalle associazioni attive sul territorio. Sempre attraverso lo sportello telefonico si potrà essere orientati sulle pratiche Inps, si potrà avere supporto per ottenere le credenziali Spid, per l’ISEE e per altre pratiche di natura burocratica. Sempre dal primo marzo sarà attivo anche il modulo online per il riconoscimento del caregiver in base alle linee guida regionali, un passaggio fondamentale per la valorizzazione di questa funzione svolta da sempre più persone nella nostra città e per il riconoscimento dei suoi diritti. Interventi a supporto del caregiver A chi sarà riconosciuto come caregiver verrà offerta una serie di interventi gratuiti per offrire supporto e sollievo quando non ha la possibilità di prendersi cura della persona cara. Gli interventi possono essere attivati, ad esempio, in caso di assenza del caregiver per malattia, cure e terapie, in caso di quarantena, durante le ferie o in caso di assenza per altri impegni personali o familiari. Gli interventi saranno operati dai professionisti del consorzio Aldebaran nell’ambito del contratto di servizio tra Comune e ASP Città di Bologna, e prevedono sette prestazioni: cinque interventi domiciliari di cura della persona o di supporto educativo (a seconda dei bisogni dell'assistito), un intervento di consulenza relazionale, cioè di supporto emotivo o psicologico sulla gestione della fragilità familiare, un intervento di consulenza sulla movimentazione della persona assistita e l'adattamento dell'ambiente domestico ai suoi bisogni, svolto da un fisioterapista. Il progetto sarà oggetto di un monitoraggio semestrale che l’Amministrazione comunale realizzerà con le organizzazioni sindacali e la rete delle associazioni. Nei prossimi mesi verrà ulteriormente implementato attraverso opportunità che riguardano le consulenze sulle demenze, il trasporto delle persone assistite, le piccole manutenzioni domestiche e altre attività svolte anche in collaborazione con Asp e le associazioni di volontariato. Fonte: Comunicati stampa - Comune di Bologna Pubblicato il 24 febbraio 2021

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Assistenza domiciliare per le persone senza dimora: ecco il nuovo progetto promosso da ASP Città di Bologna

In materia di assistenza domiciliare ASP Città di Bologna ha iniziato il 2021 con il piede giusto, andando a sviluppare una novità importante: parliamo del “Progetto di promozione della salute nelle strutture di accoglienza della Grave Emarginazione Adulta”. Andremo ad analizzare nel dettaglio le sfumature di tale progetto, con un occhio di riguardo alla figura dell’Operatore Socio Sanitario (OSS), un ruolo delicato ma di grande rilievo nella sfera dell’assistenza domiciliare. Cosa si intende per SAD (Servizio di Assistenza Domiciliare) e a chi si rivolge Prima di addentrarci nell’analisi del progetto in questione, ci teniamo a porre l’accento sull’assistenza domiciliare, cercando di far capire in che cosa consiste esattamente. L’assistenza domiciliare è un servizio previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) ed è pensato per dare risposta ai bisogni di salute, anche complessi, delle persone fragili in generale, cioè degli individui non autosufficienti (come ad esempio anziani e disabili), ai fini della gestione della cronicità e della prevenzione della disabilità. In particolare, il bisogno di assistenza viene esaminato tramite specifici strumenti e scale di valutazione multiprofessionali e multidimensionali che consentono l’eventuale presa in carico della persona sia nelle sue necessità sanitarie che in quelle sociali. Questo avviene attraverso la definizione di un Piano Assistenziale Integrato (PAI). Il servizio di assistenza domiciliare ha lo scopo dunque di consentire alle persone anziane (con più di 65 anni) con limitazioni dell'autonomia e alle persone con meno di 65 anni valutate necessitanti da parte dei Servizi sociali, di rimanere al proprio domicilio. Il servizio assicura l'aiuto necessario per la cura e l'igiene della persona, per la cura dell'alloggio e la gestione del menage quotidiano, per l'integrazione sociale, il supporto per attività di segretariato sociale in un'ottica di mantenimento o ripristino delle capacità funzionali e della vita di relazione. Il servizio, inoltre, si pone anche l'obiettivo di assicurare supporto ai caregiver. Dentro al Progetto promosso da ASP Città di Bologna Da quanto appena detto risulta chiaro cosa significhi gestire la non autosufficienza di una persona senza dimora quando il suo domicilio è una struttura di accoglienza e non una casa. Il “Progetto di promozione della salute nelle strutture di accoglienza della Grave Emarginazione Adulta” interviene proprio in questi casi prevedendo l’accesso di personale socio-sanitario all’interno dei centri di accoglienza del Servizio di Contrasto alla Grave emarginazione adulta di ASP Città di Bologna. Il progetto nasce dall’esigenza di garantire agli ospiti delle strutture che presentano problematiche riconducibili alla non autosufficienza alcuni interventi di assistenza domiciliare, come per esempio la richiesta e la consegna del pasto ed altri interventi di tipo assistenziale previsti nel servizio in questione. Inoltre, un'altra ragione che ha contribuito alla nascita di questo progetto consiste nel fatto che, negli ultimi anni, si è registrata una maggiore accoglienza di persone non del tutto autosufficienti nello svolgimento delle azioni di vita quotidiana e, talvolta, nel controllo degli stimoli. Al momento, per la scelta delle strutture più idonee, il progetto prevede solo il Centro Beltrame-Sabatucci e il Centro Rostom perché sono le strutture in cui è presente il maggior numero di persone che presentano elevate compromissioni anche sul fronte sanitario. L’ambizione, però, è quella di estendere il progetto a tutte le strutture della rete, sulla base del fabbisogno. L’importanza dell’OSS (Operatore Socio Sanitario) in questo progetto La gestione di persone con tali difficoltà e fragilità all’interno dei centri di accoglienza della rete GEA stava diventando estremamente complessa da gestire da parte del personale impiegato in tali strutture, in quanto di formazione esclusivamente sociale e non sanitaria. Si è pertanto costruito questo progetto con la partecipazione e la presenza dell’OSS tutti i giorni della settimana su entrambe le strutture per un certo numero di ore. Durante queste ore di presenza sono così calendarizzati una serie di interventi (prevalentemente doccia, igiene, pulizia stanza e lavatrici) a favore degli ospiti che ne hanno necessità. Nello specifico, abbiamo notato quello che ci eravamo immaginati: cioè che una presenza costante e continuativa ha permesso l’avvicinarsi di persone che fino ad oggi non accettavano alcun tipo di supporto. Il fatto di abituarsi a vedere gli stessi OSS quotidianamente, infatti, ha portato delle aperture da parte di alcuni ospiti ed un loro avvicinamento ad alcuni interventi che, naturalmente, hanno un certo grado di invasione dell’area personale (pensiamo ad esempio ad un supporto durante la doccia). Altro effetto indiretto molto positivo è che si sono ridotti i conflitti interni che nascevano proprio per motivi legati all’igiene, agli odori, alla cura degli spazi e del sé. Nei prossimi articoli continueremo ad affrontare il discorso legato all’assistenza domiciliare, per cui non perdete tutti i successivi sviluppi in merito a questa delicata tematica. Pubblicato Lunedì 22 febbraio 2021

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La comunità di Salus Space: un modello innovativo di accoglienza ed integrazione a Bologna

Salus Space è un progetto che ha vinto il primo bando europeo del Programma U.I.A.(Urban Innovative Actions), scelto con altri 17 tra i 378 proposti. Le tematiche sulle quali si è focalizzato il progetto sono le seguenti: inclusione sociale di migranti e rifugiati, sviluppo di nuovi posti di lavoro, povertà urbana e transizione energetica. Questo progetto è co-finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale tramite l’Iniziativa Azioni Urbane Innovative, che ha destinato un finanziamento di 5 milioni di euro per la sua realizzazione. In questo contesto il Comune di Bologna (Area Quartieri e Nuove cittadinanze, Ufficio Relazioni e Progetti internazionali, Edilizia e Patrimonio) è il coordinatore del progetto, ideato e realizzato insieme a 16 partner tra cui ASP Città di Bologna, che attraverso l’Agenzia per l’abitare dei Servizi abitativi collabora con gli altri partner nella costruzione della comunità degli abitanti. Salus Space: nascita del progetto e rapporto con la comunità circostante L’area e gli immobili dell’ex clinica privata Villa Salus, che versavano in uno stato di degrado e abbandono da anni, sono stati riconvertiti per dare spazio ad un nuovo progetto basato su un modello di integrazione ed accoglienza destinato a fare la storia non solo a Bologna, ma anche su scala nazionale ed internazionale. L’intervento si caratterizza come cantiere per l’innovazione sociale, attraverso un processo di progettazione partecipata ed una forte impronta di Welfare generativo e interculturale. A tal fine si deciso di recuperare il toponimo originale “Salus” ovvero Salute, nel senso di “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto come assenza di malattia” come definito direttamente dall’OMS. Il progetto Salus Space si rivolge perciò in generale alla città di Bologna e in particolare ai diversi target di ospiti previsti per la residenzialità temporanea nella struttura. All’interno di Salus Space è previsto che saranno ospitate un numero massimo di circa 80 persone, tra le quali famiglie in transizione abitativa, rifugiati o richiedenti asilo. Ma non è tutto. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di luoghi ricreativi come: bar, laboratori, teatro, centro studi con il fine di ricreare una vera e propria comunità all’interno della città di Bologna. L’intero processo di realizzazione di Salus Space viene valutato e sottoposto ad attività di monitoraggio/valutazione condivisa con tutti gli attori del processo, compresi quindi anche i cittadini. Non a caso il ruolo degli abitanti del territorio rimarrà centrale attraverso forme di organizzazione che saranno oggetto di studio e di verifica, dall’associazione di promozione sociale all’impresa sociale di comunità. Il progetto, nella sua interezza, è così accompagnato da una forte campagna di comunicazione rivolta alla città: una comunicazione partecipata, che vede coinvolti sia i partner del progetto ma anche la comunità di abitanti del territorio. Gli obiettivi del progetto Salus Space L’obiettivo generale di questo progetto, della durata di 3 anni, è l’inserimento nel contesto locale di un centro di ospitalità, lavoro, welfare interculturale e benessere in senso lato: Salus Space, appunto. L’obiettivo finale è invece quello di creare un polo di servizi di prossimità, che avrà il suo culmine con l’inaugurazione dell’edificio polifunzionale in cui saranno ospitati il ristorante multietnico, i laboratori artistici e artigianali e il teatro. In questa fase saranno raccolti i risultati della sperimentazione e verrà avviata la gestione vera e propria, che si concretizzerà attraverso una procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento di servizi. Il modello Salus Space da replicare su scala nazionale ed europea Il progetto di Salus Space vuole definire un modello innovativo di accoglienza e integrazione che sia replicabile ed esportabile in altre città italiane e contesti europei. Per questo motivo deve affrontare la sfida della sostenibilità economica e della gestione pubblica-privata, con un ruolo attivo degli abitanti del territorio. In questa fase di sperimentazione verranno avviate le attività nella palazzina storica e all’interno dei fabbricati temporanei, progettati insieme ai partner per ospitare in modo funzionale ed integrato i nuovi servizi. Sarà proprio durante questa delicata fase che verrà costituito il primo nucleo di abitanti degli appartamenti disponibili nella nuova palazzina e saranno avviate iniziative sociali e culturali insieme ai cittadini per rendere Salus Space un luogo vivo e attrattivo. Salus Space è destinato a far parlare ancora molto di sé e noi non mancheremo di aggiornarvi attraverso articoli e post sui social con le ultime novità. Non perdetevi dunque le notizie legate a questo progetto nelle prossime settimane Pubblicato il 19 febbraio 2021

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La guida online "Come fornire un primo supporto alle persone sopravvissute alla violenza di genere"

Come fornire un primo supporto alle persone sopravvissute alla violenza di genere è la guida realizzata da UNHCR, UNICEF e OIM dedicato alle connessioni esistenti tra la pandemia da Covid19, le misure adottate per fronteggiarla e l'aumento del rischio di violenza di genere. Con alcuni accorgimenti, anche gli attori che non operano nella risposta alla violenza di genere in modo specifico possono dare un contributo fondamentale tanto alla prevenzione quanto alla mitigazione del rischio, grazie al lavoro di rete e alla preparazione specifica. Nella Guida tascabile, a partire dal background, vengono evidenziate le buone pratiche generali e si fa un focus su come riadattare i canali di invio a servizi specializzati, identificare punti strategici per la diffusione di informazioni sui servizi per il supporto contro la violenza di genere, rinforzare le competenze degli operatori/operatrici nella gestione dell'emersione della violenza e garantire supporto agli operatori/operatrici in prima linea. Leggi le Considerazioni sulla violenza di genere nel contesto del Covid19 Leggi e scarica la Guida Tascabile - Come fornire un primo supporto alle persone sopravvissute alla violenza di genere I progetti e le azioni di ASP nel blog Contrasto alla violenza di genere Pubblicato il 17 febbraio 2021

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